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L'orrore dei Cariolanti di Naspini

Autore: Paolo Petroni
Testata: Ansa
Data: 12 marzo 2020
URL: https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/unlibroalgiorno/2020/03/11/ansa-libro-del-giorno-lorrore-dei-cariolanti-di-naspini_00a6482e-ecef-411a-becf-70bf1b7de6dd.html

Romanzo estremo, atroce e coinvolgente, sulla ferinità dell'uomo

Questo libro, il suo primo ora ristampato dopo i successi del bellissimo "Le case del malcontento" e dell'intensamente forte "Ossigeno", ci porta alle origini, alle radici, letteralmente sottoterra, dello scrittore Sacha Naspini. Sono pagine del tutto spiazzanti, che sin dall'inizio respingono violentemente e, come spesso accade con le storie orrorifiche, assieme attirano e risucchiano. Non trattandosi poi di un noir, etichetta che ormai si applica un po' a tutto, ma semmai di un romanzo nero, a tenere legati alla pagina è anche il tono e la qualità della scrittura curata di questo autore, sorvegliata, lucida e senza fronzoli, priva di qualsiasi compiacimento nello stile e in ciò che descrive, e un gioco continuo, sottile, ambiguo di sovrapposizione di fusione tra il lato bestiale del protagonista, Bastiano, e un barlume della sua insopprimibile, naturale umanità.

Naspini, e poi lo rifarà sempre anche con sfumature e metafore meno dirette e esplicite, indaga sino al fondo estremo (anche troppo, ci viene da dire, ché qualche eccesso qui ci pare esserci) la ferinità dell'uomo e Bastiano è senza dubbio molto vicino a un animale, a quelle bestie che vagano per i boschi affamate in cerca di cibo, per istinto di sopravvivenza, senza morale alcuna o remora. Nasce un racconto atroce di un uomo che, in 13 capitoli intitolati alla sua età dai 9 ai 52 anni, vive la storia del Novecento standovi completamente dentro (dalla Grande guerra alla Seconda, dalla campagna di Grecia alla deportazione in un campo nella Germania nazista, tra la miseria del mondo contadino tra le due guerre a un qualche benessere dopo la pace e la rinascita economica) e assieme sempre fuori, estraneo e totalmente chiuso in se stesso, a parte il rapporto con la madre, nella sua incapacità di vere relazioni, "anomalo, immune alle calamità che affliggono la gente", chiuso in un cerchio che non potrà alla fine che richiudersi. Un racconto stringatamente moderno ma sull'impronta classica della narrativa popolare ottocentesca, con tanto di infanzia del tutto negata, scoperte, agnizioni di gemelli perduti e così via, ma il tutto accompagnato da atti di cannibalismo anche estremi, di omicidi inusitati, di violenze efferate, di necrofilia e incesto. Pagine molto forti da leggere, disturbanti, ma che sono narrate in prima persona, in modo molto diretto, aperto, senza reticenze anche nel confessare il peggio quasi con una potente, ferina ingenuità, che seduce il lato in ombra del lettore.

Alla fine restano molte domande. Comunque, più che una metafora della bestialità e degli orrori del Novecento, penso sia proprio un voler andare il più a fondo possibile e quasi oltre nell'indagare dove la forza della miseria assoluta, la fame atroce, l'umana disperazione e l'istinto animale (Bastiano è brado nei boschi che sa davvero vivere e si trova a suo agio solo con gli animali, pur essendo attratto dalle donne) possano portare un essere umano. Del resto alle spalle di Naspini c'è la miseria antica della sua maledetta, disperata Maremma, amara di fame e epidemie, di malaria e fatica, di un malcontento che è dell'anima come del corpo.