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Sakuraba Kazuki – Red girls

Testata: Luoghi di libri
Data: 21 aprile 2020
URL: https://luoghidilibri.it/2020/04/20/sakuraba-kazuki-red-girls/

Questo romanzo ha il sapore dei lungometraggi anime di Myazaki e compie un viaggio attraverso tre generazioni di donne giapponesi, a partire dal 1953. La nonna, Man’yō, una trovatella che viene cresciuta da una giovane coppia, nonostante quel suo “non so che di inquietante” che la rende “un pochino pochino diversa da noialtri”. Man’yō ha “la pelle nera e fisici robusti” e fa “strane predizioni” perché talvolta riesce a vedere eventi futuri.

Nella vita di Man’yō passano personaggi particolari, come Midori “dagli occhi sporgenti”, detta Telescopio, con la quale ha un rapporto conflittuale che muterà nel corso degli anni. Akakuchiba Yōji, un accanito lettore onnivoro, figlio di una ricchissima famiglia proprietaria della fonderia Tatara, che abita nell’enorme palazzo che sovrasta la piccola cittadina di Benimidori. Man’yō lo incontra per la prima volta per caso, durante un temporale, all’interno di un locale dove aveva trovato riparo e ne fa questa descrizione: “Illuminato dai riflessi della luna che filtravano attraverso il vetro della finestra, il volto bianco di quel ragazzo altissimo simile a una zucca a fiaschetta acerba e rinsecchita seduto di fronte a Man’yō brillò come la muta bagnata di un serpente albino”. Si sposa con lui nell’agosto 1963, in pieno boom economico giapponese, simile per molti aspetti a quello nostrano, dove è sovrana la cosiddetta “trinità”: televisione, lavatrice, frigorifero.

In realtà Man’yō è innamorata dell’uomo di una sua visione, che lei ha soprannominato Monocchio e al quale un giorno riuscirà a dare un vero nome.

La seconda generazione è quella della “pelosa” Kemari, secondogenita di Man’yō. “La piccola palla di pelo la stava fissando con sguardo affilato, e Man’yō lanciò un grido di spavento prima di perdere i sensi e crollare. Tatsu invece non poteva essere più allegra, e nel frattempo aveva già pensato al nome da assegnare alla nuova arrivata. Si sarebbe chiamata Kemari, “palla di pelo””. La pelosa Kemari crescendo diventerà bella da mozzare il fiato ma con un carattere terribile e insopportabile. Una teppista che gira in moto con la sua gang di ragazze motocicliste, che ama fare a botte e si innamora solo di ragazzi bruttissimi. Kemari è la donna “temeraria e di ferro” che teme solo gli sgambetti delle anime dei defunti.

E infine c’è la terza protagonista, l’io narrante del romanzo. “E così siamo finalmente arrivati al presente. Io, Akakuchiba Tōko, la vostra narratrice, non possiedo nuove storie da raccontarvi. Dico sul serio, nemmeno una. Sono l’indegna nipote di Akakuchiba Man’yō”.

Mi sono divertita ed emozionata a leggere questa storia che ci avvicina a un Giappone che, per molti versi, è attraversato da eventi simili a quelli italiani: il boom economico e la successiva crisi, i problemi ambientali, le lotte studentesche, il bullismo, lo sfruttamento della prostituzione, la disoccupazione, la violenza giovanile, i pregiudizi di genere. E la vivace narrazione di Sakuraba Kazuki, cognome e poi nome, secondo l’usanza nipponica, ti trascina e ti fa amare tutti i personaggi, donne e uomini, pochi esclusi.