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Ossigeno

Testata: Leggere in silenzio
Data: 3 maggio 2020
URL: https://www.leggereinsilenzio.com/2020/05/recensione-ossigeno-sacha-naspini.html

Prendere spunto da un fatto di cronaca e costruire attorno un romanzo che sappia affrontare tematiche molteplici dando voce a punti di vista apparentemente molto lontani non è facile, eppure Sacha Naspini ci riesce egregiamente regalando al suo lettore un'esperienza di lettura totale e totalizzante che non potrà lasciare indifferenti. Nella mia vita di lettrice ho sempre preferito quelle storie che non urlano per farsi amare, ma preferiscono quel persistente e timido sussurro che ti si attacca sotto la pelle senza lasciare facilmente la presa. Ossigeno è proprio quel sussurro che si insinua nella mente, che sa spingere oltre il confine naturale delle cose, che sa far crescere domande e riflessioni a cui non avresti mai dato alcun peso, che non vuole giudicare ma esporsi in tutta la sua umana fragilità.

Il punto non è che è mio padre. Il punto è che sono suo figlio.

È una sera come tante altre quando la vita di Luca - figlio di un illustre professore di antropologia - viene sconvolta nel peggiore dei modi: suo padre viene arrestato davanti ai suoi occhi per rapimento e presunto omicidio di alcune ragazzine. Laura è l'unica sopravvissuta. Bambina di soli otto anni, rapita in una calda giornata estiva, rinchiusa in una gabbia di lamiera per quattordici lunghi anni. Da quel 6 ottobre è libera. Può camminare, correre e sorridere. Può vivere come qualsiasi altra ragazza della sua età. Può innamorarsi, mentire e sbagliare. Eppure quella libertà non le appartiene, forse Laura non è mai uscita da quella prigione. E, infine, c'è la madre che racconta con tutte le sue contraddizioni il peggiore degli incubi. La perdita di quella bambina che era anche unico perno saldo della sua vita. Con lei accanto si sforzava di essere integra, salda in un'apparenza in cui a stento credeva, sommersa dalle mille difficoltà. Ora era libera di crollare.

Ossigeno è un romanzo claustrofobico. Leggere attraverso gli occhi di quel figlio oramai perduto - in modo particolare - mi ha lasciata costantemente in debito di ossigeno. Come puoi sopravvivere quando l'uomo che ti ha dato la vita si rivela, in fondo, un mostro? Silenzi e bugie che Luca cerca di costruire diventando lui stesso il fantasma di quella ragazza liberata per puro miracolo dalle atroci azioni del padre, quell'unica bambina che è tornata alla vita. Ma chi ha rinchiuso chi? È forse questa la domanda chiave di tutto il romanzo. Perchè non esiste piena salvezza da un trauma così profondo, così come non esiste redenzione o espiazione facile da conquistare per quelle colpe che ti calano addosso come un mantello invisibile da cui è quasi impossibile uscire indenni.

A volte entro, do uno sguardo intorno. Capita che mi spinga al balcone con l'anima appesa agli occhi. Un po' torno quella di un tempo, un po' sono travolta dall'evidenza: mia figlia è ancora prigioniera...

C'è un forte senso di smarrimento tra le righe di Ossigeno. Una sensazione che ti accompagna pagina dopo pagina e si mescola a quell'umano bisogno di comprendere il senso di ogni azione e di non riuscire a farlo fino in fondo. Si incontrano emozioni così forti e tangibili capaci di toglierti quasi il respiro per la loro presunta veridicità. Fino al punto estremo. Quello in cui ti chiedi: e se fosse capitato a me, cosa sarei diventata? Ecco perchè - sembra quasi strano scriverlo - Ossigeno mi ha lasciata senza fiato.

C'è un'integrità di fondo che mi ha colpita dalla prima all'ultima parola. Non esistono forzature o scelte scontate, ma solo un' inevitabile immedesimazione in corpi e cuori così diversi - a volta contrapposti - ed accomunati dal peggiore dei mali. È una lettura che non mi aspettavo di affrontare e che mi ha tenuta legata stretta senza alcuna difficoltà. Sacha Naspini riesce ad entrare in modo perfetto nella psiche di ogni personaggio, rivelando a noi quell'oscurità che ci ostiniamo a vedere solo negli occhi degli altri. Eppure è chiaro come il male non abbia divisa, ma sappia aggrapparsi silenziosamente anche nel cuore dell'uomo più insospettabile.