Jevhen Samars’kyj è cresciuto in una famiglia della intelligencija di Kyjiv. Come molti giovani intellettuali, dopo il crollo dell’Unione Sovietica si ritrova sospeso in un vuoto: a corto di lavoro e di soldi, i suoi progetti e sogni sembrano andare in fumo e anche la vita amorosa accusa il colpo quando si ritrova padre quasi suo malgrado. Decide dunque di affidare il proprio destino a qualcosa di astratto e al tempo stesso concreto: la letteratura russa, con i suoi archetipi e le sue pastoie. Così, con una mossa alla Onegin, si trasferisce in campagna, alla ricerca delle radici della cultura ucraina, per trovare se stesso e un posto da chiamare casa, prima di vedersi però costretto a emigrare negli Stati Uniti. Qui le comodità materiali e qualche soddisfazione professionale non basteranno a farlo sentire realmente felice. Finché sarà di nuovo il caso ad aiutarlo a liberarsi (forse) dei fantasmi del suo passato, nel bel mezzo di una trasferta lavorativa transoceanica. Una riflessione ironica e dolente sulla complessità di ogni identità, su un profondo colonialismo politico e culturale a lungo ignorato e sulla forza della parola e delle storie.
Jevhenija Kononenko
Jevhenija Kononenko è nata a Kiev nel 1959 e, dall’inizio della guerra in Ucraina, vive tra Europa e Stati Uniti. Si è laureata in matematica e successivamente in lingua e letteratura francese. Ha lavorato come informatica in diverse istituzioni e dal 1995 è ricercatrice associata presso il Centro ucraino di Studi culturali. È traduttrice e autrice di romanzi, poesie, racconti, libri per bambini e saggi, oltre che di numerose ricerche sulla cultura popolare e sulle questioni di genere. I suoi romanzi sono stati tradotti in diverse lingue.