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Con l'Alligatore torna il vero noir di provincia

Autore: Stefano Balassone
Testata: Repubblica
Data: 30 novembre 2020

La verità dell'alligatore (Rai 2) è un giallo-nero in salsa d'ironia. La vittima, di una combutta fra poliziotti e gangster, uscito di prigione si fa investigatore, sebbene suo malgrado. Lo tempra l'esperienza di blues, galera e mala e non si perde nelle debolezze, grazie alla morale che lo muove: “restare fedele alle proprie scelte”, mantenere i giuramenti coi tuoi pari, rimettere le cose al giusto posto (ma per quanto possibile e senza esagerare). La giustizia che pratica ovviamente è “sostanziale”; poiché, considerati i precedenti, il nostro non cerca l'aiuto degli sbirri da cui teme piuttosto una minaccia. Con l'Alligatore torniamo, trascorso mezzo secolo, nella provincia (siamo a Padova e dintorni) del Signore e Signori di Pietro Germi, che nel 1966 affrescava un Veneto ipocrita, devoto e traffichino, fra bande e confraternite che si scambiano favori. Qui s'aggiunge lo sguardo “dal basso"” idealista e/o criminale non importa, non si mischia con i piani sociali sovrastanti e bada a se stesso tanto che popola un Veneto selvaggio, paesaggio di acquitrini, lagune, case sui barconi e taverne che sembrano saloon dei pistoleri. A contrasto con gli uffici, lindi e pinti, dove nascono gli affari dei perbene. Questa fiction deriva da un romanzo (di Massimo Carlotto) e, come meglio accade quando c'è un libro, i personaggi sono verosimili e si fanno ricordare senza sforzo. Col risultato che lo spettatore non si disorienta, quali che siano le svolte del racconto. L'Alligatore parla anche di amore, abbandoni, ritorni (forse) e rapporti dove sesso e amicizia si confondono. Da quel groviglio di tenerezze, complicità e tentazioni, estraiamo e portiamo in prima piano lo striptease di coppia che conclude l'episodio uno (in tutto sono quattro). C'è il gioco dell'offrirsi l'un con l'altra forse da amici, forse per amore, guardandosi negli occhi e sorridendo. Grande mano di regia, e 9 settimane e mezzo è lungi dal legargli i lacci delle scarpe.