Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

VIAGGIO NEL PENSIERO DEL "FILOSOFO" VLADIMIR PUTIN

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 13 maggio 2022

In un saggio, uno studioso francese di origini russe risale alle fonti culturali del neo-Zar. Quali teorie lo ispirano? Tante. E spesso contraddittorie. Ma lui è un maestro in materia di idee usa-e-getta

IN UN bel saggio di qualche anno fa, How the French Think , lo storico anglo-mauriziano Sudhir Hazareesingh sosteneva che a rendere i francesi irresistibili o, a seconda dei punti di vista, insopportabili sarebbe il fatto che qualsiasi cosa tocchino la trasformano in un'idea. Anzi meglio: in terreno di scontro fra idee. Non sorprende perciò che ad avventurarsi in un inedito quanto periglioso ritratto di Putin come "intellettuale" sia adesso un francese, ancorché di origini russe: il filosofo e giornalista Michel Eltchaninoff. Certo, il titolo del suo libro potrebbe scoraggiare: Nella testa di Putin . Ancora? In due mesi e mezzo di guerra la formula c'è stata propinata ad nauseam . Ma va detto che l'autore l'aveva sfoderata in tempi non sospetti: il suo studio risale infatti al 2015 e ora esce in Italia dalle edizioni e/o in versione aggiornata, ricalibrata sull'attualità della crisi ucraina. Putin un intellettuale? «Suvvia!» si legge nell'introduzione. «Il presidente si diverte molto di più a raccontare la sua canagliesca giovinezza di spia che non a ricordare gli studi di giurisprudenza a San Pietroburgo. Appena può mostra di preferire i grandi spazi e le performance fisiche ai gabinetti di lettura, e se cita la filosofia lo fa per prendere in giro quelli che spaccano il capello in quattro o per ammettere la propria ignoranza». E tuttavia, aggiunge Eltchaninoff, «Putin è influenzato da alcune idee filosofiche». Quali? Tante. Spesso contradditorie. Ma non importa. Perché lui è innanzitutto un pragmatico. Cioè uno che «adatta il proprio orientamento alle circostanze politiche» e «ci tiene a non essere vincolato da costrizioni ideologiche». In questo, a dispetto di chi lo ritiene un leader anacronistico, è (post)modernissimo. Molto più "occidentale" di quanto non sarà mai disposto ad accettare. Cinico, occhiuto, disincantato, nel mercato delle idee si muove da consumatore. Senza lasciarsene condizionare, le indossa finché servono. Poi via, avanti un'altra. Del passato zarista o staliniano ricicla solo l'utile. Erudito ma agile, il libro risale alle sorgenti del Putin-pensiero accompagnandoci in un'avvincente galassia di teorici in gran parte sconosciuti ai non specialisti. (...)