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Inno scanzonato alla «non resilienza»

Autore: Eloisa Morra
Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 13 novembre 2022

«Tutto» le fa dire la sua ideatrice «è una questione personale», facendo un balzo in avanti che determina l'aspetto più originale del volume: il creare un io narrante che, non volendo recitare tutte le parti in commedia, assorbe la lezione del monologismo bernhardiano nel modo più onesto possibile, ovvero distaccandosene. A farla da padrone è la polifonia: chi narra si mette tra parentesi per passarela parola all'alter ego Carla, a sua volta interrotta da altre voci, rivelando una maestria nel maneggiare diversi registri e nell'arte del dialogato che deriva dalle precedenti vite professionali dell'autrice. Il richiamo ad Anni felici di Luchetti (di cui Venturini era sceneggiatrice) è evidente in questo scanzonato inno alla non resilienza come nel processo di riappropriazione dello sguardo femminile: l'io narrante scrive per riconoscersi nelle altre, passando dall'autoritratto all*altro ritratto". Nella varietà di forme si percepisce la riflessione sull'opera di Lonzi, a lungo attraversata da Venturini studiosa. «Voglio essere riconosciuta e voglio l'onore di non esserlo», scriveva la prima in Taci, anzi parla; Carla le fa eco: «Ma il mio non è un libro scritto per essere pubblicato. Questo libro deve essere soltanto finito. E l'unica cosa è sperare che sia l'ultimo». Speriamo l'autrice non le dia retta.