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Notabili e domestici raccontano cosa successe in quella notte del 1935

Autore: Leo. Mar.
Testata: La Stampa - Tuttolibri
Data: 3 dicembre 2022

Una notte piovosa, fredda e sciagurata. Siamo nel dicembre 1935, nella Medina di Tunisi (città nella città: ancora oggi, una delle più belle di tutto il mondo arabo). Dietro al tourbet El-Bey, il mausoleo con la cupola ricoperta da tegole verdi, si trova la casa degli en-Neifer, con il suo splendido patio. Lì vive Zubaida, che proviene da un'altra famiglia di aristocratici, gli ar-Rassa, e si è sposata con Mohsen en-Neifer: tra le mani di lui finisce una lettera che Taher al-Haddad ha inviato di soppiatto a Zubaida. Scoppia il dramma e bisognerà leggere tutto il romanzo di Amira Ghenim, La casa dei notabili , per capirci qualcosa. In quella Tunisia degli anni Trenta, attraversata da forti tensioni politiche e ideologiche, già cova la lotta per l'indipendenza dal colonialismo francese e nascono i movimenti sindacali. Pure la questione del ruolo della donna prende sempre più spazio in un Paese dove le arabe devono ancora indossare per forza il velo negli spazi pubblici. Se vent'anni dopo, le donne tunisine diventeranno tra le più libere del mondo, si deve anche a quel Taher al-Haddad, personaggio storico. Sarà il suo pensiero a ispirare il Codice dello statuto della persona, che, nel 1956, subito dopo l'indipendenza, riconobbe loro una serie di diritti fondamentali, come quello all'istruzione e al lavoro, il divieto della poligamia e dei matrimoni forzati e perfino il divorzio, molto prima dell'Italia (anche l'aborto è stato legalizzato presto, nel 1973). Taher, però, morì ad appena 36 anni, il 7 dicembre 1935, povero e dimenticato: non vide il trionfo delle sue idee. Ebbene, negli anni Trenta, come oggi, il cursore oscilla inesorabilmente tra la voglia di modernismo e le spinte conservatrici. Questa battaglia attraversa anche le dieci testimonianze che si succedono in La casa dei notabili : dieci personaggi che raccontano cos'è successo quella notte sventurata, ognuno dal loro punto di vista (chi mente? Chi dice la verità?), tra contraddizioni e mezze verità. Sono voci diverse, da Khadduj, la domestica nera di casa en-Neifer, al fratello odiato di Mohsen, Mhammed, un notabile ma anche un omosessuale che non riesce ad accettarsi, passando per altri componenti di queste due famiglie complesse (e terribili). Il libro è pure il riflesso della Tunisia cosmopolita e multiculturale di un tempo, raccontata con un serie di sotto-storie, come quella dell'ebrea Bahiyya, muta e bella, o di Laura, la signora italiana, che le vecchie tunisine guardano come una scostumata, ma che in realtà ha una sua etica, eccome. Quanto alla prosa di Ghenim, lei scrive in arabo classico moderno, con inserimenti di dialetto tunisino, per rendere verosimili i dialoghi. È una scelta che la scrittrice rivendica con orgoglio rispetto a quella di adottare il francese fatta da altri colleghi tunisini. Barbara Teresi, la traduttrice di La casa dei notabili , è riuscita a rendere con efficacia in italiano questa prosa in arabo di un certo livello, «sostenuta», ma mai ridondante.