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Una chiacchierata su Tunisi. Intervista a Amira Ghenim

Testata: Altri animali
Data: 19 giugno 2023
URL: https://www.altrianimali.it/2023/06/19/amira-ghenim/

Nella Tunisi degli anni Trenta, Zubaida, rampolla dei progressisti ar-Rassa’, sposa Mohsen en-Neifer e va a vivere in casa della famiglia conservatrice del marito. Un presunto tradimento però consegnerà per decenni le due famiglie a un’insanabile infelicità. Questo scandalo privato e familiare è la vicenda narrata da Amina Ghenim in La casa dei notabili (traduzione di Barbara Teresi, e/o). L’evento viene raccontato a turno da chi era presente e da chi ha raccolto voci e pettegolezzi, mai però dai protagonisti: la voce di Zubaida è sempre assente e la sua figura si ricostruisce dal riflesso nelle parole degli altri.

Ho potuto intervistare l’autrice di questo fortunato romanzo, finalista al Prize for Arabic Fiction nel 2021, che mi ha illuminato sulle molte questioni sollevate nel libro. Per esempio, i luoghi come spazio conchiuso in cui si snoda la vicenda: sono il centro dell’azione, e leggendone le descrizioni possiamo vedere che le donne vivono uno spazio privato, lo spazio famigliare della casa. Ma Zubaida cerca di occupare lo spazio pubblico, con il corpo e la voce, come passo per costruire la propria identità al di là dei confini prestabiliti. Chiedo ad Amira Ghenim come ha realizzato questo mondo finzionale eppure così aderente al reale. «Contrariamente a come si potrebbe pensare, Zubaida, col suo pensiero rivoluzionario, non è un modello eccezionale per le donne tunisine nel periodo tra le due guerre. In virtù dell’impegno delle famiglie cittadine nell’educazione delle ragazze, e anche grazie all’apertura data dalle diversità nel mosaico che compone la società tunisina (una comunità italiana molto numerosa, insieme con quelle maltesi e francesi), e dalla molteplicità di gruppi religiosi (a maggioranza musulmana con minoranze ebraiche e cristiane), una ragazza tunisina prende presto coscienza dell’ingiustizia sociale che le viene imposta dall’oppressione maschile. Dal primo quarto del Ventesimo secolo, le donne di Tunisi hanno alzato la voce condannando lo sciovinismo maschile e il sessismo. Alcune di loro hanno osato mettere in discussione l’hijab come strumento di oppressione e hanno rivendicato il proprio diritto a non indossare il velo. Gli archivi della stampa tunisina conservavano le parole di Manoubia Al-Wartani (1924), e di Habiba Al-Manshari (1929), che chiedevano in pubblico la liberazione della donna dalle catene della tradizione e osavano togliersi il velo davanti al pubblico. (...)