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Gli editori un po' snob che ci hanno guidato alla scoperta dell'Est

Autore: Alberto Pezzini
Testata: Il Secolo d'Italia
Data: 28 novembre 2011

L'hanno fondata alla fine degli anni Settanta, quella casa editrice così out. All'inizio sembravano quasi strani, con una mania per l'Est, una specie di grande landa sconosciuta, irta di pregiudizi ideologici. Eppure non si sono mai arresi un istante e, anzi, hanno penetrato più di tanti la realtà umana dietro il muro. Sono Sandro Ferri e Sandra Ozzola, i due coniugi della casa editrice E/O, che è oggi in crescita verticale. Tanto da indurli a mandare in libreria un "pezzo" di bravura sul proprio mestiere, I ferri dell'editore (Ed. E/O, pagg. 158, ), in cui Ferri racconta e lascia vedere senza problemi tutti i frammenti di cui si compone la loro avventura. Mai come ora l'editoria sta vivendo una sorta di caduta verso gli inferi. Mai come ora che il self-publishing sta cominciando a guadagnare sempre più posizioni, anche se «non garantisce molto successo ». «L'autore che pubblica in proprio – scrive Ferri – viene guardato con sospetto dal pubblico, come uno che non ha trovato l'editore anche se l'avrebbe voluto». Così come anche l'e-book lo spaventa mica poi tanto: «Per quanto si estenda e si diversifichi il concetto di buon libro, non cambia il fatto che solo una minoranza di autori riesce a creare un'opera che in qualche modo soddisfi anche solo una minoranza di lettori». E lo stesso si può dire dei blog che, in fondo, altro non sono che L' gli epigoni visivi dei diari delle nostre nonne. Il romanzo, però, resta qualcosa di molto diverso, un lavoro compiuto dove ci sono stati fatica e sudore, e dove la scrittura non si è ridotta a una fiammata isolata ma ha richiesto un lungo e faticoso lavoro. Perciò, secondo Ferri, il destino del libro non è il tramonto che si può pensare, ma un mantenere le posizioni in modo diverso, sempre garantito dal lettore. E – per alcuni versi – dall'editore stesso, anche se molti lo possono considerare una specie di "tirannello bizzoso". Perché alcuni editori sono convinti di essere autori anche loro e quindi creano un catalogo come se si trattasse di un raffinato disegno mentale, strettamente personale. È il caso dell'Adelphi, per esempio, dove il patron Roberto Calasso è il padre diretto del suo catalogo, di cui è anche il nascosto autore che pubblica libri secondo un misterico progetto editoriale. Ci si chiede al contrario se l'editore sia soltanto uno che tira la carretta dei libri altrui, come teorizzava praticamente Giangiacomo Feltrinelli: è grazie a un uomo così – il quale anteponeva l'autore a sé in quanto editore – se alcuni libri come il Dottor Zivago sono approdati in Italia, superando una severa censura, oppure se Il Gattopardo ha trovato le stampe pur essendo stato rifiutato da uno come Elio Vittorini, all'Einaudi. In effetti Sandro Ferri e Sandra Ozzola mica si sono mai fatti dei problemi con l'ideologia. Sandra si era laureata in letteratura russa e l'Est era poco meno che una scivolosa scommessa. Cominciarono a tradurre gli autori di quell'area geografica così precisa dentro la quale si trovava l'allora ben poco noto Milan Kundera. Gli scrissero una lettera nel 1981 e lui rispose che li aspettava a Parigi. Da lì sarebbe partita la direzione di una collana praghese, assegnata allo scrittore dell'Insostenibile leggerezza dell'essere. Il nucleo bollente dell'editore E/O è sempre stato il viaggio, un senso irresistibile di andare a vedere come stessero le cose oltrecortina. Viaggiavano come matti i due, per scoprire amici dovunque. Una scommessa allegra, un'opera editoriale molto differenziata. Dall'Est, dove per indicare un autore per tutti individuarono Christa Wolf, grazie a quel senso del viaggio e della scoperta di quanto veniva trascurato dagli altri (anche per pregiudizio), approdarono a un certo tipo di letteratura mediterranea a cui diedero una nuova voce. Pensiamo a quella di intrattenimento "alto" con autori come Massimo Carlotto, scoperto da Grazia Cherchi, il cui fraseggio fu come un colpo di fucile in testa all'editore, tanto era romanzesco e ruvido come nessun altro, specchio delle peripezie giudiziarie che lo scrittore padovano aveva incontrato. Scoprirono i romanzi di Jean-Claude Izzo, la sua trilogia su Marsiglia, che resta forse il più grande "giallo" mediterraneo sulla disperazione del vivere. Il momento della scoperta per Sandro Ferri è un momento magico, un incanto che magari coincide con dei luoghi come una casa al mare e un pomeriggio assolato, l'unica colonna sonora de L'Amore molesto di Elena Ferrante per esempio. Ciò che ha reso la casa editrice E/O una novità assoluta – al di là dei vezzi tipici di ogni editore – è la scoperta, come si diceva, di qualcosa che prima si immaginava soltanto. L'aver alzato il velo su Berlino Est, per esempio, con Christa Wolf è stato come inghiottire una boccata di luce dentro una stanza buia. Puntare su Izzo è stato come giocare una grande scommessa, vinta a mani basse. All'epoca nessuno avrebbe scommesso un centesimo su quel francese roso dal male di vivere, fiaccato da una disperazione sorda e dall'amore per tante donne diverse. «Forse – racconta Ferri – il nostro atteggiamento venne considerato una mancanza di rispetto, una prova di superbia e di snobismo. Inoltre non avevamo la forza, né economica né culturale, dei pochi altri editori anticonformisti che avevano sfidato certi centri di potere culturale». Dio benedica gli snob.