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"I ferri dell'editore", Sandro Ferri - 2984 Odissea nel mondo dell'editoria...

Testata: Letturesconclusionate
Data: 2 dicembre 2011

Sono le 23.29 di notte ed è la terza volta che provo a recensire questo libro. La difficoltà non sta nella bellezza o bruttezza del contenuto, ma nel fatto che le mie opinioni personali, potrebbero farne uscire con prepotenza un quadro che non voglio dipingere. In sostanza penso che sia un libro da leggere e che sia anche un testo pubblicato con un tempismo perfetto; in un mondo in cui una parte del "pianeta cultura" si "trincera" dietro fantomaci professionisti scavando un fosso fra lettori, che quando si lamentano della scarsa qualità in circolazione sono giustamente fastidiosi per qualcuno, e coloro che invece agiscono nella filiera editoriale, arriva un Ferri a mettere a fattor comune le difficoltà dell'editore. Il problema è che Sandro Ferri, nonostante parli spesso del suo approccio come editore, finisce per comprendere spesso tutto il mondo editoriale, che in fondo è quel marasma che agli occhi dei lettori ha tradito e tradisce ancora la sua professione.

Così se da un lato questa "2984 Odissea nell'editoria" restituisce alcune leve che muovono l'interesse dell'editore ed EO o E/O- vai a capire come si scrive correttamente!- rimane comunque uno dei pochi editori con un progetto certo strutturato e voluto. Pochi e lo ribadisco, perchè come già detto nel post di agosto u.s. dedicato alla legge Levi, di editori ne spuntano ogni giorno come anche di librai. Quindi nel prendere in mano questo ebook, bisogna ben distinguere quale fetta di mercato occupa questo editore e quali sono i suoi paragoni e non fare di tutta un'erba un fascio. Per un EO che fa ricerche tra gli scrittori d'avanguardia da portare sul mercato americano e italiano o arabo e via dicendo o un Adelphi che ha un progetto di "catalogo libro" (e se volete sapere di cosa sto parlando dovete leggere l'ebook!), ce ne sono moltissmi altri che hanno come unico progetto il sogno di far soldi su autori o lettori ignari, e anche ignoranti aggiungerei, che credono al primo slogan. E medesimo cambiamento di rotta, ovvero quello peggiorativo, appartiene anche ad editori grandi, che hanno perso la loro "mission", a favore di quella individuata dal nuovo management, dopotutto viviamo nel villaggio globale e gli azionisti, a quanto pare, sono sempre gli stessi!

Centra perfettamente il punto, affermando che il successo di un libro oggi è in gran parte dato dal "passaparola", ma va fuori con l'accuso dando al critico il potere di "giudicare" un'opera perchè in possesso dei mezzi e libero dai vincoli. Un libro lo giudichi se ci hai investito su, con il lavoro o con l'acquisto, sopratutto se lo hai letto odiandolo o amandolo fino all'ultima riga, e non ricevendolo in dono per avere un'opinione e guardando la quarta di copertina o le prime due righe dell'incipit. In più, i mezzi e gli studi del critico lo mettono in grado di qualificare quello che ha fra le mani, analizzarne la semantica e lo stile, l'aderenza fra significato e significante e infine gli permettono di restituire al pubblico uno o più modelli di lettura ( Segre). Se non lo fa, o si inoltra in giudizi personali, men che mai interpretativi e di analisi, e, peggio ancora, prescinde dalla lettura o si fa guidare dall'antipatia per uno scrittore o un editore, egli tradisce il suo lavoro e se stesso per primo. E non vorrei sembrare catastrofica, ma in Italia questo lavoro viene tradito giornalmente e ultimamente in base proprio a logiche di destra e sinistra ideologica.

Così il Saviano che Ferri mette a sinistra (in effetti non lo è mai stato, basta ascoltare qualche intervista dei primi anni e leggere fra le righe di Gomorra per capire dove sta di casa la sua fede politica) viene tra il 2009 e il 2010 (prima delle esternazioni di Berlusconi che lo hanno consacrato al ruolo di santo protettore dell'antimafia) a diventare il "soggetto/oggetto" cui fare una sorta di guerra commerciale, in nome della quale si cerca "l'alter ego" di "sinistra" che ne possa essere il successore o la debita alternativa. Cadono in queste maglie anche Ruggero Cappuccio ("Fuoco su Napoli", Feltrinelli Editore) e il più contestato professore, di "Storia della cultura", Alessandro Dal Lago autore di "Eroi di carta" che trasforma in un "saggio" una ricerca universitaria che si barcamena fra le esternazioni di Saviano stesso e l'analisi effettiva del romanzo Gomorra prendendolo come rispecchiante, in maniera fedele, la "storia" e sottolineandone i difetti ( io ancora mi aspetto che medesima operazione la faccia anche su qualche storia di Topolino, visto che l'astutissimo professore applica nel suo pamphlet il cipiglio di colui che commenta un saggio o una ricerca e non quello di un commentatore di un "romanzo" che è cosa ben diversa!). Non sono scrittori antimafia o anticamorra, come non lo è nemmeno Saviano, ma vengono tutti buttati nello stesso calderone, perchè in fondo all'epoca la logica del pro-antimafia e della denuncia civile vendeva, salvo poi accorgersi che i lettori inebetiti da cotanti manifesti, non leggevano più i contenuti comprendendoli, ma ne leggevano supinamente quel che gli si propinava come modello di lettura ( "lo smettere di leggere, leggendo"). È lì che i lettori hanno smesso di leggere, e sono diventati ebeti da successo letterario, ed è dal quel momento che case come la Feltrinelli hanno tradito gente come l'autore del "Dottor Zivago" mettendo in vendita una trascrizione di contenuti di una trasmissione televisiva, riempiendo le proprie librerie di adoranti adepti (e non è un termine mio, ma un modo di definirsi di alcuni di questi facinorosi campioni di civiltà) adoranti e che aspettano solo un autografo per riporre senza leggere ciò che hanno acquistato per fare bella figura con l'autore.

Il critico, per tornare all'argomento principale, non è libero da vincoli se una "cotoletta alla milanese" può mettere in ginocchio anche il Sole24ore. E vi dirò, alla fine dei conti, nemmeno penso che tali personaggi abbiano davvero a cuore la professione, e per un critico gastronomico cui importa "facilitare" l'amico ristoratore, ce ne sono milioni di paritetici nel campo della letteratura che non si pongono affatto il problema di quale libro hanno in mano, basta che il pezzo settimanale esca. Cosa ben diversa sarebbe se dovessero alzarsi e uscire e tirare fuori i soldi per acquistare il loro lavoro, perchè non nascondiamoci dietro un dito, quando ci investi soldi diventi più attento alla virgola! E ti arrabbi da morire quando un possibile "parbleu!" in una situazione bucolica francese viene tradotto con un "Ostia!" da un traduttore incompetente ( Sezione suicidi, Varenne, Einaudi Stile libero big) o se nella medesima collana incappi in uno scrittore decantato come "del secolo", ancora oggi devo capire quale, e ti trovi davanti ad un libro che non ha ne capo e ne coda ed è un "composit", nemmeno ben fatto, di organizzazione della trama e di soggetti di libri ben più famosi (sempre Einaudi stile libero big, Haig, "La famiglia Radley"). È vero, servono anche questi errori a far comprendere cosa è meglio evitare leggere, ma se i critici non fanno anche questo, leggere, cosa li si paga a fare? E in più E/O come si sentirebbe rappresentata nella sua categoria da questi campioni di selezione? E le "maestrine" di Ferri, che ne direbbero di cotanto ciarpame?

È in questo mondo truffaldino, in cui, grazie a slogan poco accorti, giovane non è più sinonimo di crescita e cambiamento, ma solo di novità e alternativa, che prescinde dalla saggezza che viene dall'esperienza, dove si diventa tutti bravi e intelligenti o grandi scrittori basta solamente che tu abbia l'età giusta e il pensiero politico corretto, per poter emergere anche, e mi spiace molto dirlo, se  sei Saviano (ed è questo status demoniaco che gli editori che ancora credono nel proprio lavoro dovrebbero combattere e denunciare!).
Così Saviano usa i mezzi dei media, non per dichiarare l'adesione alla sinistra ma solo per dire quanto gli stia antipatico Berlusconi (comprensibile, ma altrettanto condannabile quando un tuo pensiero personale trasforma "la lettura della realtà di fatti anche storici" in funzione delle tue simpatie passandole per oro colato e nasconde una sintomatica mancanza di creatività che invece Piccolo su "Lalettura" dichiara come impegno civile iniziata da "Gomorra" e, da qui, ti accorgi di quale impegno ci sia a dare ad un romanzo il valore che non ha!), tanto, chi sta dall'altro lato, metterà la giusta invettiva per trasformarlo in dichiarato appoggio alla sinistra e frattanto frotte di amanti "dell'uomo famoso" da idolatrare andranno a leggere le sue deduzioni sulla situazione mondiale molto spesso discutibili. Così, con lo stesso modus operandi, si redige anche una legge capestro come quella Levi che accomuna editori che "fanno la differenza" con quelli che sarebbe meglio che chiudessero, con il fare sessantottino del tutto per tutti e non della punibilità da parte dello stato di chi vende carta straccia passandola per diamanti. E così, in fondo, che è nata l'epoca del tutto è possibile, perché dopotutto "we can" e se "we can" tutti possono essere scrittori editori, librai e critici perchè tutti possiamo, e che ci vorrà mai ad pubblicare un libro?

Per un editore come questo, che ci tiene a dichiarare ai suoi lettori quanta e quale passione mette nel suo lavoro, ce ne sono migliaia che non sanno nemmeno che prima di metter su una collana dovrebbero decidere a chi è rivolta e quale è il suo obiettivo. E da illustre signora nessuno mi domando, ma vale la pena? E poi mi rispondo di sì, posso continuare il mio sciopero di lettrice da libri nuovi, posso ancora con fatica e senza il sorriso tirato dei primi tempi, entrare in libreria e uscirne senza la borsetta della spesa come facevo prima perchè voglio scegliere cose diverse, che le librerie non mi offrono se io, in prima persona, non conosco a menadito i cataloghi e se poi faccio una scelta avventata poi me ne pentirò e attapirerò i miei pochi ma buoni estimatori, nonchè gli amici cui faccio lunghissime riflessioni su quel che assolutamente non si devono perdere e che devono leggere.

Posso ancora permettermi di essere piacevolmente stupita di una casa editrice come EO ( che conoscevo poco), come è avvenuto quest'estate quando ho scoperto che è la casa editrice italiana che pubblica anche Tom Perrotta (quando pubblicherò le recensioni capirete!), che da noi non sarebbe mai arrivato perchè poco consono allo standard asservito alla modalità "pappa pronta e comprensibile"; e lo posso essere ancora di più scoprendo che qualche titolo che ho letto in un passato remoto, sia proprio loro. Una casa editrice, "specializzata in traduzioni" (definizione loro!), che non sta lì a fare la selezione fra leggero o saggio, narrativo o altro, ma che incentra la sua ricerca sulla qualità dei testi, con il cipiglio russo della ricerca di nuovi capolavori nascosti di cui vi parlavo anche la settimana scorsa con il libro della Vitale (A Mosca! A Mosca!, Mondadori Editore).

Ed è proprio qui, che questo ebook convince, nella dichiarazione di intenti. Quello che mi lascia un pochino interdetta è un remoto e velato senso della giustificazione che probabilmente non era necessario ma nemmeno voluto dall'editore/autore. In fondo lui sa benissimo che ci sono lettori appetibili per una casa editrice o per un'altra e lettori come me, che vagano tra un'offerta editoriale o l'altra senza soluzione di continuità. Ma non è detto che quelli che hanno all'apparenza un approccio confusionario nelle scelte, come il mio, non abbiano un obiettivo e che non inseguano un argomento e la lettura, in quel "momento magico", cessa il suo essere carattere scritto in digitale o in formato cartaceo e diventa parte di un discorso più ampio. Non meno convincente è la visione dal 1984 rivistata (ecco perchè 2984) fatta da Ferri sul futuro dei libri e della lettura tanto apocalittica quanto realistica visto che, già oggi, abbiamo inebetiti lettori da testo fisso e preconfezionato.

In sostanza, è un ebook da leggere, non tanto per capire che editore si deve scegliere, ma quale tipo di lettore si vuole essere. Se si vuole essere uno di quelli che affollano le librerie alla ricerca del libro in classifica o quello che magari, controcorrente sfiderà mari sconosciuti e pensieri non consentiti dal benevolo sguardo del "grande fratello" orwelliano. E voi che tipi di lettori volete essere?

E, in onore a Ferri, inaguriamo una nuova postilla (come avviene per i libri che erroneamente passano per libri di antimafia):
"Questo non è un libro per lettori inebetiti, istiga alla riflessione, nuoce gravemente alla salute di chi non utilizza solitamente il cervello"