Login
Facebook
Twitter
Instagram
Newsletter

Come rifarsi l'esistenza vendendo i compagni

Autore: Ermanno Paccagnini
Testata: Corriere della sera
Data: 22 aprile 2001

Sei anni di carcere, undici processi tra sentenze contraddittorie, ottantasei giudici, cinquanta periti, novantasei chili di atti giudiziari, vari anni di latitanza: questi alcuni dati del "caso Carlotto", risolto nel 1993, dopo diciassette anni, dalla grazia presidenziale.

E' da qui che nasce il Carlotto scrittore: che affida a Il fuggiasco un teso, vivace e anche ironico racconto-reportage sulla propria condizione di latitante "per caso". Una vicenda che lo segna anche come narratore, tornando spesso nei suoi romanzi la rivisitazione delle sue passate esperienze: sino a questo Arrivederci amore, ciao che pone al centro proprio un personaggio di terrorista in esilio a Parigi e in Costarica, che decide di dettare le regole del gioco a ex compagni e poliziotti vendendo i primi ai secondi e giocando sporco pure con questi ultimi con, per solo fine, il sogno d'ogni latitante dichiarato nel Fuggiasco: "Rinascere e iniziare una nuova vita ".

E proprio il modo di rinascere del Giorgio Pellegrini di Arrivederci amore, ciao (verso di Insieme a te non ci sto più della Caselli) segna un percorso nuovo nella narrativa di Carlotto. Due filoni da lui seguiti sin qui. Da un lato il romanzo-reportage o romanzo-verità che, oltre al fuggiasco, aveva prodotto Le Irregolari. Buenos Aires horror tour, lucido e addolorato racconto-inchiesta sui desaparecidos in Argentina, strutturalmente affidato alle voci delle nonne alla ricerca dei nipotini. Dall'altro i quattro romanzi d'investigazione con protagonista il personaggio dell'Alligatore, amante di Calvados e blues (di qui certo tono di malinconia): un ex detenuto politico ingiustamente recluso per sette anni che, sfruttando conoscenze maturate nel mondo della criminalità, si reinventa investigatore privato operante prevalentemente nel ricco e melmoso Nord- Est ove corruzione, sottobosco politico, normalità, si incrociano con vecchie e nuove mafie: in un'atmosfera da ossessiva diffidenza per la giustizia e con movenze e situazioni violente alla Mike Hammer di Spillane.

Arrivederci amore, ciao segna come un ponte tra i due momenti: in quanto romanzo che alle movenze proprie del poliziesco accompagna ambientazioni e tematiche da sguardo su alcune realtà odierne, come il problematico mondo dei fuoriusciti politici e certe utopie guerriglier -terzomondiste, " la riabilitazione " e il reinserimento, gli inestricabili e ricattatori legami col mondo degli inquirenti, gli " infami", il Nord-Est.

La novità più accentuata risiede nella costruzione del personaggio: un animo nero, un cattivo allo stato puro che sceglie il male senza cedimenti, si pur necessitato dal doverlo praticare per liberarsi dal passato. Una vera carogna senza morale che accumula un certo capitale con crimini e rapine coperte dalla polizia, è attratto dalle quarantenni che cerca di possedere e dominare in ogni modo, gode ad uccidere, pur di ricostruirsi una verginità politica e sociale e un posto nella buona società borghese. E per certi aspetti è proprio questo il punto debole del romanzo: soprattutto nella prima parte dove la violenza (sanguinaria o sessuale) è gestita allo stato puro, in una successione di atti che non consente respiro (neppure stilistico, talora, considerata la scelta, peraltro consueta, di uno stile spezzato, paratattico); sicché la violenza sanguinaria da noir-noir si fa persino manieristica, nelle scene come nel linguaggio.

Un andamento che si scioglie nella seconda parte, quando il protagonista si sposta a Treviso, recuperando alla narrazione certo sguardo da romanzo-verità, senza comunque abbandonare le movenze del romanzo d'azione. Qui Carlotto costruisce il vero ponte tra le due opzioni narrative, su cui merita continuare il lavoro di rifinitura. Senza però abbandonare (mi auguro) la figura dell'Alligatore.