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"I ferri dell'editore", saggio-pamphlet targato e/o

Autore: Alfonso Palumbo
Testata: PrismaNews
Data: 14 novembre 2011

Brillante, sbarazzino e gradevole. E non solo perché allietato da un rinfresco light a base di patatine, pizzette e buon vino rosso.

Ferri, cosa ne pensa dei premi letterari? “Che sono un salasso per gli editori! In Italia sono solo due quelli che fanno vendere e sono in mano alla grande editoria. Certo, è pur vero che una Casa come Sellerio ha vinto il Campiello ma ciò nonostante il trend rimane il solito di sempre”.

L’incontro a tre voci, ospitato a Roma presso la libreria Feltrinelli della Galleria Sordi, ha corrisposto al piacere di dibattere il libro che il nume tutelare della Casa editrice “e/o” ha deciso di scrivere dopo varie sollecitazioni giuntegli dall’interno del proprio team di collaboratori.

Mestiere infatti strano, oscuro, poco noto, quello dell’editore. Sandro Ferri, per l’occasione supportato da Marco Cassini - titolare di “minimum fax” - e da Mattia Carratello - forse il più noto fra gli editor italiani con un passato presso Fanucci, Sellerio, Stile Libero. “Ciò che mi ha spinto a dare forma cartacea a questo testo, che vede la luce dopo la versione e-book, è stato capire - ha spiegato Ferri se davvero vi potrà essere un futuro per la versione tradizionale del libro. E inoltre che dire del ruolo dell’editore che per molti è visto come una specie di piccolo tiranno che, a suo insindacabile giudizio, decide chi e cosa pubblicare”.

Di Ferri, noto nell’ambiente con il nick-name de “Il cubano”, ha tracciato un breve profilo Carratello il quale ha posto in rilievo le capacità strategiche “Di un editore che ha saputo sbarcare negli Stati Uniti con un proprio marchio, “Europa”, smentendo il fatto che non si possono proporre agli americani libri scritti altrove. ‘L’eleganza del riccio’ è stato il best-seller che ha dato visibilità alla creatura di e/o”.

e/o, sinonimo di una Casa editrice che non insegue le mode e che non accetterebbe mai di tradire la propria missione dando ospitalità a un maghetto, a un vampiro o magari a un testo che reca incisa nel titolo la parola ‘limone’ giudicata con favore dall’ufficio marketing. Cassini lo ha detto chiaramente: “Noi realizziamo i libri che ci piacciono, senza ovviamente scordare le regole che appartengono al nostro mondo, come ad esempio la pubblicabilità dell’opera che deve essere in perfetta simbiosi con la linea editoriale”.

Cassini ha portato all’uditorio la propria esperienza di editore evocando il futuro prossimo del libro, inteso come oggetto di self-publishing. “Se davvero dovesse prendere piede la possibilità che la tecnologia offre di auto-pubblicarsi un libro, credo che ciò coinciderebbe con la negazione dell’editoria a pagamento”. Per Carratello, uno scenario così nuovo porterebbe “All’arbitrio totale del mercato e di Internet, con i lettori assolutamente liberi di scegliere”.

Secondo Ferri (“Io non mi sento attratto molto dalle tecnologie”), “Il timore che dovrebbe farci riflettere è quello legato alla potenziale sparizione di alcune modalità importanti della lettura. L’approccio del lettore con il leggere dovrebbe infatti evitare deconcentrazione, superficialità” che potrebbero essere in agguato se collegati a un testo non cartaceo.

Ancora Carratello, per mettere in luce il rito della scelta del titolo da pubblicare da parte dell’editore. “Qui dobbiamo riferirci a una sorta di concetto peculiare, quello dello ‘snobismo’ che rende esplicito il rapporto editore-autore” e dal quale discende anche il rispetto che l’editore ha verso i propri lettori.