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"Gli uomini del giovedì" di Tonino Benacquista

Autore: Sara Rania
Testata: Booksblog
Data: 28 marzo 2012

Se vi dicessi che in quel di Parigi c’è un gruppo di uomini che si riunisce tutti i giovedì alle 19, senza eccezioni di sorta, per condividere le proprie esperienze e i più reconditi pensieri, forse non mi credereste. Oppure fareste in fretta a liquidarmi dicendomi che devo aver ingigantito la cosa confondendola con qualche riunione di alcolisti anonimi (alle quali peraltro sono ammesse anche le donne) o peggio, mi consigliereste di stare alla larga dai sospetti consessi dalle possibili derive settarie. E invece io ve lo consiglio vivamente di metterci il naso nella storia di questo “circolo del giovedì” che parla di “androgini incontri periodici”, che nonostante non si appoggino su un vero e proprio statuto, sembrano obbedire ad una pratica più che definita. Di indagare sui presenti, che non sono sempre gli stessi, ma che riescono a mantenersi in un numero più o meno costante, di approfondire il discorso sul loro continuo spostarsi di luogo in luogo, come un “gruppo itinerante e misterioso” e di parlarne tranquillamente con altri, per conoscere anche il loro parere su questi componenti che si accontentano di esprimersi una volta sola.
E l’argomento per di più, non sembra davvero cosa da poco. Amori, amanti e compagne. C’è persino chi sostiene “che l’usanza nasceva dalla disperazione dei Sabini che piangevano le loro donne rapite dai Romani”. In fondo si tratta dello spirito del romanzo di Tonino Benacquista, nome italiano come le origini dello scrittore, che però “compone nell’idioma di Molière”. Perché questo come tanti altri romanzi e sceneggiature dell’autore sono stati scritti nella lingua del paese nel quale è nato, e che gli ha riconosciuto un certo successo: la Francia.

Se il giorno della riunione era sempre lo stesso, la sede cambiava regolarmente: appartamenti vuoti e anonimi, sale private di bistrot, cantine riattate alla bell’e meglio, teatri e cinema abbandonati, edifici diroccati destinati alla demolizione. Qualunque fosse il luogo del ritrovo, e nonostante la grande discrezione, i partecipanti finivano sempre per attirare i sospetti di proprietari, gestori, vicini, i quali, nell’ignoranza totale di quelle riunioni occulte, immaginavano cospirazioni, progetti malsani, e li invitavano a levare le tende. Ognuno allora provava a suggerire qualche alternativa, anche le più stravaganti, e quasi sempre ci si accordava su una nuova sede.
Agli inizi di quella primavera, le riunioni si svolgevano dalle parti di place de la Nation, nei locali prefabbricati di un istituto tecnico bruciato dieci anni prima. Prima che le salette venissero rase al suolo per essere ricostruite in muratura, il consulente all’orientamento scolastico aveva approfittato della tolleranza della preside per prenderne a prestito una. Quando la donna gli aveva chiesto: Che tipo di riunioni sono? lui aveva risposto: È un’associazione senza fini di lucro che si prefigge di riflettere sulla nostra epoca e i suoi costumi.