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Alla ricerca della pianta miracolosa

Autore: Rita Bugliosi
Testata: Almanacco CNR
Data: 23 maggio 2012

Jeremy è un ingegnere che nel 1899 si trasferisce dal Maine in Kenya per coordinare i lavori di costruzione della ferrovia locale. Max è un'etnobotanica che nel 2000, dallo stesso stato degli Usa  si sposta in  Africa per cercare un miracoloso rampicante individuato nel parco nazionale di Virunga in Rwanda. La pianta, come hanno rivelato gli studi sui primati che se ne nutrono e che sono più sani e longevi dei loro simili, ha eccezionali potenzialità farmacologiche  perché contiene una quantità di betabloccanti  cinque volte superiore a quella di qualsiasi sostanza conosciuta. Le due esistenze scorrono parallele in 'Tre settimane a dicembre' l'ultimo romanzo di Audrey Schulman.

I protagonisti sono  naturalmente diversi  ma uniti, oltre che dall'identico percorso compiuto, da una forte attrazione nei confronti  del Continente Nero, della sua natura selvaggia e della vita degli indigeni. Ambedue, inoltre, sono in qualche modo 'diversi'.  Jeremy, omosessuale,  è dotato di una spiccata sensibilità e si sente inadeguato alle aspettative dei suoi dipendenti che, immagina, lo vogliano audace e pronto a difenderli dalle insidie di quelle zone, soprattutto dalle pericolose aggressioni dei famelici leoni che si aggirano di notte  nell'accampamento degli operai.

Max, invece, è affetta da una rara forma della sindrome di Asperger, che le rende difficile relazionarsi con gli altri e la porta a comportamenti anomali. Veste sempre e solo di grigio "perché era il colore più discreto. Una specie di foschia, come nebbia" e predilige cibi monocromatici: "Max mise in valigia il riso e la farina d'avena. Sul posto avrebbe trovato delle banane. Il cibo chiaro la calmava". Evita, inoltre, di guardare in viso i suoi interlocutori: "Visivamente  il peggio erano i volti delle persone, caotici e gommosi, gli occhi come luci stroboscopiche dalla grande intensità".

Ad avvicinare i due è infine un mistero, che la scrittrice rivela però solo nelle ultime pagine del libro. Un'opera che, pur narrando una storia inventata, richiama l'attenzione su alcune situazioni delicate dell'Africa: dai bambini soldato che fanno uso di droga al cannibalismo ancora praticato da diverse tribù, fino al rischio di estinzione di gorilla, scimpanzé e bonobo a causa della distruzione del loro habitat.