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Un'intervista con Matteo Strukul

Testata: Liberi di Scrivere
Data: 8 maggio 2013

Bentornato Matteo su Liberi di Scrivere. Dalla nostra ultima intervista è passato più di un anno e la tua Mila è diventata un fumetto, poi è uscito il secondo episodio della serie, Regina nera e intanto è notizia di pochi giorni fa che hai venduto i diritti per la pubblicazione in Usa, Gran Bretagna e Australia. Un bilancio più che positivo. Cosa hai provato quando hai saputo la notizia?

Be’ è stata una soddisfazione enorme, anche perché non sono moltissimi gli autori italiani tradotti in quei Paesi ma Mila era il personaggio perfetto per Exhibit A, il nuovo marchio editoriale di Angry Robot – casa editrice distribuita in USA (Random House) e UK (Osprey) oltre che in Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica – che fa dello stile cinematografico dei romanzi pubblicati il proprio marchio di fabbrica. Emlyn Reese, editor in chief di Exhibit A, si è appassionato da subito al personaggio di Mila e alla questione della mafia cinese in Veneto oltre che al dramma della sopraffazione della donna nel nostro Paese e così ha deciso di acquistare i diritti di entrambi i romanzi opzionando già il terzo. Per questo ringrazio Allan Guthrie, il mio agente per i diritti di lingua inglese che ha creduto fermamente nel progetto. Tanto più che adesso, a seguito della notizia della pubblicazione a partire da giugno 2014, hanno cominciato a muoversi anche i produttori americani e quindi la speranza per una trasposizione cinematografica è sempre più concreta.

Sai già chi si occuperà della traduzione, chi porterà Mila a parlare inglese?

Non poteva che essere Marco Piva Dittrich, uno dei migliori traduttori da inglese a italiano e da italiano a inglese in circolazione. Quello che sto portando avanti con Marco è un vero tandem creativo e non escludo che più avanti possano esserci molti altri progetti che ci vedano coinvolti. Poi ci saranno gli editor di Exhibit A quindi credo che la versione anglo-americana sarà una bomba. Se a questo aggiungi che la miniserie a fumetti disegnata da Ale Vitti sta giungendo a conclusione, ecco che l’ipotesi “Mila fumetto all’estero” si fa sempre più concreta. Insomma, l’idea è, per una volta, di esportare qualcosa dall’Italia verso gli Stati Uniti e il Regno Unito. Trovo divertente che il pulp sia diventato Sugarpulp e ora, adulterato con lo zucchero di barbabietola della Bassa, diventi una cosa diversa e legata all’Italia, tornando in una veste nuova e differente negli States e nel Regno Unito, e del resto senza lanciarmi in paragoni azzardati (non ci penso nemmeno) Quentin Tarantino non era un ammiratore di Umberto Lenzi e Sergio Castellari? E giustamente per di più? Ecco, mantenendo un senso della decenza e quindi senza riconoscermi nulla, però confesso che è bello che un autore italiano, con la a minuscola e fortunato come sono io, torni a proporre un genere che riesce a ritagliarsi un’esportabilità anglo-americana. Credo sia davvero bello perché – se ci pensi – noi arriviamo da Sergio Leone, Sergio Corbucci, Dario Argento, Umberto Lenzi, Michele Soavi, insomma maestri assoluti che hanno reso il cinema italiano di genere fra i più apprezzati al mondo e oggi, sulla scia di un grande come Massimo Carlotto che ha fatto lo stesso per il romanzo di genere italiano, portandosi a casa una nomination all’Edgar, ebbene senti che hai centrato qualcosa di buono e vedere Mila che prova a conquistarsi un posto al sole in USA e UK come nuova eroina pulp anzi sugarpulp italiana, be’ è proprio una figata.

A questo punto la domanda è d’obbligo: ci sono progetti cinematografici in vista? Vedremo Mila sul grande schermo?

Guarda, c’è una trattativa sul piatto che, al solo pensiero, mi manda fuori di testa ma taccio perché nel momento in cui lo dico so che non si avvererà, ergo mi zittisco e incrocio le dita, ma come dicevo prima la pubblicazione anglo-americana ha destato grande attenzione.

Dunque da poco è uscito Regina nera. Un romanzo decisamente femminista. Parli di una donna candidata premier, la tua eroina incarna un personaggio femminile forte, determinato, capace di difendersi e di perseguire la sua giustizia. Pensi che un romanzo come il tuo possa avere un ruolo sociale, possa aiutare le donne a prendere coscienza della loro vera forza ?

Onestamente non lo so, insomma quello che voglio non è incidere le coscienze, non sono in grado di farlo e solo l’idea di pensarlo mi fa dire “Matteo Strukul ma quanto coglione sei?” invece quello che spero di poter fare è contribuire a far sì che le donne si sentano meno sole, insomma non è solo una loro battaglia, deve anche essere nostra, degli uomini, che devono svegliarsi e – citando una frase disgustosamente in voga oggi e usata a sproposito – assumersi le proprie responsabilità. Credo che Mila sia un personaggio che urla, questo sì. Victor Gischler ha detto che Mila è uno splendido esempio di un archetipo: prendi una donna, rovesciale il mondo addosso, dalle una spada e una pistola e fai un passo indietro e resta a guardare. Mi sembra una definizione bellissima che coglie in pieno il senso del personaggio. Mila non è nata così, qualcuno l’ha fatta così. Sono stati quattro uomini vigliacchi, quattro rifiuti umani. Mi viene da ridere quando mi chiedono se c’è misandria in lei o odio per gli uomini. Ma che domanda è? Credo che nessuno di noi uomini sappia che cosa significhi essere stuprati, fisicamente intendo. Penso però che sia una di quelle tragedie che ti taglia l’anima, che ti spezza dentro. Credo che il verbo profanare sia davvero il più corretto per una cosa del genere. Mila è una donna spezzata che decide di non subire più e in questo opporsi al male assoluto, che ha subito, smarrisce la misura, ma ne esiste forse una per una cosa come lo stupro? Senza contare che non c’è nessun piacere nel non riuscire a perdonare gli uomini, nel restarne marchiate e nel cercare di tornare ad innamorarsi di loro, nonostante tutto, senza peraltro riuscirci. Ecco, nella Mila di Regina Nera c’è tutto questo, ma come giustamente dicevi tu, c’è molto dolore e orgoglio femminile anche in Laura Giozzet o in sua figlia Giulia o in Edith. Io spero che questo romanzo sia letto da più donne e uomini possibili, per sapere cosa ne pensano, punto. Se poi ci troviamo un giorno a qualche presentazione e a parlarne, be’ allora ne sarò felice. E in effetti questo è proprio quello che mi capita. Ed è fantastico.

Parlaci un po’ della trama, quali sono i temi più importanti del romanzo?

Molti li abbiamo detti: la sopraffazione dell’uomo nei confronti della donna anzitutto, le sette e i meccanismi di manipolazione e condizionamento, la teoria del complotto, una rilettura pop della letteratura gotico – romantica tedesca, penso ad autori come Friedrich Schiller, Ernst Theodor Amadeus Hoffman, Theodor Storm, Novalis, per non parlare del mio sfrenato amore per il Nibelungenlied, le saghe dell’Edda, e certi temi mitologici e del folclore europeo come la Caccia Selvaggia.

Hai il romanzo pianificato in mente prima di iniziare a scrivere?

Dipende. Con Mila non è possibile, perché lei è molto istinto; non solo, certo, però è una creatura istintiva, sensibile, impulsiva, estrema, fragile, contraddittoria, violenta, disperata, dolce e quando hai un personaggio così non ce n’è, non puoi preparare una scaletta oppure se la fai, be’ te la manderà in fumo dopo tre pagine. Mila non può essere controllata, non è proprio possibile, è fuori controllo per definizione. Il che crea un bel problema se qualcuno mi chiede una sinossi. Fortuna che Colomba e Massimo (Carlotto) sono comprensivi da questo punto di vista. Direi che una storia di Mila nasce attraverso strappi progressivi. Vedo le sue idee che frullano nell’aria e provo a pescarle tenendomi a debita distanza, eh eh. Ma è il bello di Mila no? L’istinto è fondamentale e la fedeltà alle storie che lei vuole raccontare pure. Temevo che i lettori non capissero, ad esempio, questa storia così cupa e crudele invece non solo l’hanno capita ma la stanno amando, perché il personaggio ti dice in faccia quello che è. Adoro i lettori di Mila, siete i migliori, ragazzi! E RAGAZZE! Invece, nel caso del prossimo personaggio, che sarà protagonista di un romanzo in arrivo a inizio 2014, ebbene in quel caso la “costruzione” è stata fondamentale, ma questo perché quel personaggio, maschile, è assolutamente razionale, anche se poi anche lui ha la sua bella carica umana. Ma la professione che svolge, il metodo che adotta, le scelte e la ponderazione, l’analisi e la cura sono chiavi di percezione e comprensione che certamente lo aiutano a superare i drammi, anche se poi, come dicevo, anche questo personaggio avrà le sue difficoltà esistenziali, i suoi abissi, i suoi sipari interiori, ma è un uomo ed è un alienista, quindi qualcuno che per certi aspetti è agli antipodi rispetto a Mila. Il che lo rende altrettanto affascinante, peraltro, ma in modo diverso. Ecco, dal mio punto di vista, l’immersione nel personaggio, nel mare profondo del suo carattere, è fondamentale: solo così posso sperare di raccontare qualcosa di credibile e la storia che ne esce dev’essere profondamente sua, non mia, per certi aspetti è come se traducessi in segni quello che lui vive. In questo senso, se vuoi, c’è un metodo nel delirio che provo a mettere su carta.

Quali sono le parti del libro che ami di più? Le scene che hai scritto di cui sei più soddisfatto?

Guarda non saprei, lascio che siano i lettori a giudicare. Certo, posso dirti che la parte onirica, quella degli incubi di Mila è stata quella che mi ha fatto penare, ma anche le sequenze d’azione, portate davvero all’estremo in questo secondo capitolo, hanno richiesto una preparazione e un’attenzione, un controllo e una cura assoluti, per cui ho dovuto pensarle e ripensarle prima di rappresentarle. Il tentativo è stato quello di usare la penna come una telecamera, lavorare sulle inquadrature, sul montaggio, sul ritmo, insomma è stata una bella sfida anche quella.

Il personaggio di Mila in questo romanzo è più avvolto da ombre che da luci. Il suo doloroso passato in un certo senso condiziona il suo presente. Perché hai deciso di dare al personaggio queste connotazioni dark?

Per quello che Mila è diventata dopo quello che le è successo. E quello che le è successo è davvero devastante. E non è qualcosa che può essere liquidato con un romanzo o un duello. Proprio per niente. Considera questi due romanzi come altrettanti capitoli di una grande saga. Mila ha molto altro da raccontare, basta volerla ascoltare. Proprio come le donne con cui viviamo. Proviamo a stare zitti un attimo. La voce di Mila è la litania della violenza subita e risputata addosso. Occhio per occhio. E non migliorerà, credimi.

C’è molta azione nel tuo romanzo. Scrivere buone scene di combattimento è tutt’altro che facile, bisogna avere nozioni di balistica, conoscere le arti marziali, i tempi di reazione di un vero combattimento. Ci vuole intuito, preparazione, senso dello spazio. E’ quasi una coreografia da realizzare semplicemente con le parole. Anche autori con molta esperienza ne avvertono la difficoltà. Come ti sei documentato?

Le scene d’azione arrivano da molte letture e dal costante bombardamento di film con cui mi mando definitivamente in acqua il cervello eh eh. Robert Louis Stevenson studiava le pagine degli autori che amava e le riscriveva a memoria sul foglio. Credo che sia chiaro quali sono gli autori che amo a livello di sequenze action e li studio costantemente. Ho riscritto le loro pagine, filtrandole con il mio gusto personale e alla fine mi sono impadronito di una tecnica che ho arricchito con la mia sensibilità. Adoro leggere e scoprire nuovi modi di rendere le cose, adoro guardare i film e scoprire soluzioni differenti, punti di vista sorprendenti. Chi dice che non si ispira a nessuno mente e se per una qualche ragione dovesse essere come dice lui molto probabilmente scriverà delle cose noiosissime. Gli scrittori che non leggono sono pessimi scrittori, io ho avuto la fortuna di conoscere grandissimi autori e, credimi, leggevano tutti molto più di me. E io leggo veramente tanto. Poi, certo, internet, le riviste specializzate, il poligono di tiro… ma alla fine quello che cerchi di fare è montare lo show e niente monta lo show come una sparatoria raccontata bene o come un duello spettacolare, insomma se scrivi un certo tipo di storie, è chiaro.

La tua interpretazione della mitologia germanica mi ha ricordato in un certo senso Derek Nikitas e il suo interesse per la mitologia norrena, presente nel suo romanzo I fuochi del nord. Pensi di essere in debito con questo autore?

Certo, è un autore pazzesco ma allo stesso tempo sono in debito con Ernst Theodor Amadeus Hoffman e il suo La donna vampiro e con I masnadieri di Friedrich Schiller e con Gli inni alla notte di Novalis e con Billy Morgan di Joolz Denby e una marea di altre storie. Però, certo, Nikitas è uno scrittore che ho amato tantissimo, non a caso ho rotto l’anima ai ragazzi di Edizioni BD per pubblicarlo fino a sfinirli… e poi uno che diventa il pupillo di Joyce Carol Oates dev’essere bravo per forza, credo.

C’è molta musica nel tuo romanzo, Heavy Metal per la precisione. Una musica carica di energia, energia buona, una musica a torto demonizzata. Ricordo che da ragazzina ne ascoltavo parecchia, poi crescendo sono passata al jazz, al blues. Se dovessi ideare una colonna sonora ideale per il romanzo, quali canzoni heavy sceglieresti?

Be’ c’è pure molto hard rock, dunque vediamo ti dico cosa ho ascoltato io in heavy rotation: Keep on Swinging dei Rival Sons; Candele di Simone Piva & I Viola Velluto; Mama I’m Coming Home di Ozzy Osbourne; Ace of Spades dei Motörhead; A Conspiracy, Black Crowes; Enter Sandman, Metallica; Rasputin, Turisas; Rock me like the Devil, Crucified Barbara; Fire it up, Black Label Society; War Pigs, Black Sabbath.

Pensi che i critici abbiano influenzato il tuo lavoro?

Non credo, però è chiaro che le critiche davvero positive che sono arrivate ai due romanzi di Mila mi hanno fatto molto piacere, se ti dicessi il contrario sarei falso come Giuda. Ma non cerco il plauso dei critici, quello che mi ha colpito è che pur scegliendo le storie che volevo scrivere, cercando di essere fedele alla volontà dei personaggi, siano arrivate tutte le recensioni e le interviste e gli articoli che sono arrivati, a dimostrazione della grande apertura e intelligenza che ha la critica italiana. Poi, certo, qualcosa di buono devono averci letto, nei romanzi, immagino. Da parte mia li ringrazio, e tanto, e spero di continuare a far bene, questo sì.

Parliamo adesso della tua collana Revolver, per Edizioni BD. Quali sono le prossime novità?

“Notte sanguinaria” di Allan Guthrie, un romanzo pazzesco e “Il gioco del suicidio” di Victor Gischler… ci siamo capiti? State in campana, eh eh.

Ci sarai alla Fiera del libro di Torino a Maggio? Quali autori porterai?

Sì, sarò allo stand E/O sabato e domenica, mentre venerdì presenterò insieme a Luca Crovi, Tullio Avoledo, Simone Sarasso, Paolo Roversi e altri autori la bellissima antologia, edita da Multiplayer, Le realtà in gioco, cui ho partecipato con un racconto decisamente urban fantasy. Si tratta di un progetto splendido che approfondisce il tema della narrativa videoludica tenendo una linea sottile fra realtà virtuale e quotidiano, utilizzando il mondo e la dimensione del videogame come cardine narrativo. Esce per una delle case editrici più attente, stimolanti, vivaci e attive degli ultimi anni e sono davvero felice che mi abbiano voluto a bordo per il progetto. Sabato e domenica invece con Mila allo stand E/O inoltre sempre domenica sarò fra i relatori a una presentazione organizzata da LA CASE BOOKS di Giacomo Brunoro che proverà a raccontare la nuova narrativa fra digitale e carta, un incontro che si preannuncia molto interessante. Dal dieci al diciassette maggio sarò in tour per l’Italia con Ray Banks e Allan Guthrie, direi non male.

Cosa stai leggendo in questo momento?

Ho finito da poco lo splendido romanzo di Pierluigi Porazzi “Nemmeno il tempo di sognare”, sto leggendo contemporaneamente il sorprendente e bellissimo “Il flagello di Roma” di Michele Gazo per la collana Rizzoli Max che sto trovando sempre più interessante con titoli come “Invictus” e “Absedium”, poi “La morte di Dracula” fumetto di Victor Gischler e Giuseppe “Cammo” Camuncoli e “I resti di Jacinto” di Karen Traviss, romanzo della saga di Gears of War edito da Multiplayer. Ho appena terminato anche “12 Children of Paris”, nuovo romanzo di Tim Willocks, in uscita questo maggio per Jonathan Cape, e l’affresco epico fantasy incredibile di Joe Abercrombie “The Heroes” per quei geniacci di Gargoyle Books.

Ti piace fare tour promozionali? Racconta ai nostri lettori qualcosa di divertente successo durante questi incontri.

Adoro fare tour promozionali. Be’ molto divertente è stato quando Victor Gischler ha voluto comprare le Winx per le nipotine e siamo andati al supermercato del giocattolo a Piacenza. Ho visto l’uomo di Baton Rouge svaligiare un’intera corsia e poi carico di bambole e scettri fatati andare in cassa a pagare, un momento di puro delirio: quell’uomo è un pazzo.

Oltre che scrittore sei anche traduttore. Quali sono i tuoi prossimi lavori di traduzione?

Dunque ho appena finito di tradurre Money Shot di Christa Faust, romanzo finalista all’Edgar Award che uscirà quest’autunno per Revolver, ho tradotto la miniserie a fumetti di Spike, firmata da Victor Gischler e un paio di fumetti di Joe R. Lansdale, tanto per stare in allenamento. Entrambi questi lavori usciranno in estate per Edizioni BD. Fra poco dovrei partire con la serie dei G I JOE.

Progetti per il futuro? 

Un thriller storico virato al gotico, una trilogia di romanzi urban fantasy con vampiri su cui sto lavorando, il terzo romanzo di Mila, una commedia pulp, parecchi fumetti in forno.