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Recensione "Storia della bambina perduta" di Elena Ferrante

Testata: La Libridinosa
Data: 26 novembre 2014

Come prima cosa, vorrei ringraziare la Edizioni e/o nella persona di Giulio Passerini per avermi inviato una copia del libro.

Eccolo qui, il quarto ed ultimo romanzo della quadrilogia de L'amica geniale  di Elena Ferrante.
Come sapete, seguiamo sin dall'infanzia la vita di Elena Greco, Lenù, e della sua amica Raffaella Cerullo, Lila.
Nel dipanarsi dei quattro romanzi abbiamo conosciuto le due bambine, abbiamo scoperto i loro caratteri e abbiamo visto nascere la loro amicizia. Le abbiamo seguite nella loro crescita, nelle scelte di vita che le hanno portate a creare un rapporto di amicizia spesso malato, un rapporto che io ho sempre definito ad elastico.
Nello scorrere dei quattro libri, Lila e Lenù si allontanano e si avvicinano ripetutamente: spesso sono gli eventi della vita a separarle, altrettanto spesso sono loro stesse a tenersi lontane l'una dall'altra.

Come avrete capito dalle mie recensioni precedenti (L'amica geniale, Storia del nuovo cognome e Storia di chi fugge e di chi resta), spesso le due protagoniste hanno suscitato in me una notevole antipatia. Lila e la sua arroganza, ma soprattutto Elena con il suo essere incapace di staccarsi da un'amicizia, che, per tutta la vita, l'ha sovrastata, condizionata, sminuita. Tante volte avrei avuto voglia di prenderla a schiaffi!
Arrivata a metà libro, Elena riflette su Lila

Le avevo attribuito fin dall'infanzia un peso eccessivo e ora mi sentivo come sgravata. Finalmente era chiaro che ciò che ero io non era lei, e viceversa. La sua autorità non mi era più necessaria, avevo la mia.

E io ho tirato un sospiro di sollievo; ho pensato che sì, finalmente Elena avesse aperto gli occhi, che si fosse resa conto che il rapporto tra lei e Lila era squilibrato, deleterio, quasi malato e, spesso, inutile. E invece no, Non c'è nulla da fare: inesorabilmente, Elena e Lila sono legate a doppio filo. 
Avete presente le figurine adesive? Le attacchi una volta, poi magari provi a staccarle e riattaccarle, ma la parte adesiva si è sporcata e, ovviamente, non incolla più bene come dovrebbe. Ecco, in quest'ultimo romanzo, il rapporto tra Elena e Lila, a me, hanno dato l'impressione di essere diventato come quella parte adesiva sporca che non attacca più come dovrebbe, ma che, ostinatamente, entrambe cercano di far aderire ancora.

Quest'ultimo romanzo è , probabilmente, il migliore di tutta la quadrilogia. È quello che mi ha coinvolta di più, con cui ho fatto più fatica ad interrompere la lettura, che faccio più fatica a lasciar andare.
Questa è la perfetta chiusura del cerchio. Lì dove abbiamo incontrato Lila ed Elena per la prima volta, lì le lasceremo andare, probabilmente per sempre.

Arrivata a questo punto, posso affermare con certezza che la più grande capacità di Elena Ferrante sia quella di tenere il lettore legato alle pagine del libro, a prescindere dall'empatia che suscitano i protagonisti, a prescindere dagli eventi raccontati e dai luoghi descritti.
La Ferrante ha uno stile talmente coinvolgente che potrebbe tranquillamente permettersi di scrivere una storia senza senso ed ottenere comunque dei proseliti.
Credo che questa quadrilogia sia una di quelle letture che mi sentirei di consigliare indistintamente a tutti coloro che amano leggere! È un classico dei nostri tempi, una collezione che dovrebbe capeggiare in ogni libreria che si rispetti.



http://lalibridinosa.blogspot.it/2014/11/recensione-della-bambina-perduta-di.html