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Il giardino persiano - Chiara Mezzalama

Autore: Elisabetta Bolondi
Testata: Sololibri
Data: 13 luglio 2015

In questo bel romanzo autobiografico (Il giardino persiano, e/o, luglio 2015), Chiara Mezzalama racconta l’estate del 1981 quando lei, non ancora decenne, raggiunse il padre, ambasciatore italiano a Teheran, insieme al fratello minore Paolo e alla mamma Elena. L’Iran era appena uscito dal regime dello “Scia di Persia”, il mitico Reza Phalavi, protagonista dei giornali gossip insieme alla moglie Soraya, per piombare nel baratro del regime oscurantista dell’Ayatollah Khomeini, con l’aggravante della guerra in atto contro l’Iraq.
La famiglia Mezzalama, reduce dalla precedente destinazione in Marocco, dove i bambini avevano vissuto gli ultimi quattro anni, si trova catapultata in una città pericolosa, violenta, che attraversano appena atterrati all’aeroporto su di un’Alfetta blindata. Il pericolo di attentati è incombente e neppure il personale diplomatico sfugge all’ostilità dei guardiani della rivoluzione, i pasdaran, barbuti e armati che ad ogni infrazione della Sharìa non esitano ad intervenire: lapidazioni ed impiccagioni, violente manifestazioni di piazza, ostilità contro gli occidentali sono una prassi quotidiana ed ecco che la famiglia dell’ambasciatore riesce a trasferirsi nella residenza estiva, a Farmanieh, in una bellissima casa in totale abbandono, dopo che i proprietari erano fuggiti…

“La casa era dipinta d’azzurro cielo…Ci ritrovammo nel patio, una stanza rotonda con una cupola d’argento e in mezzo una fontana di ceramica azzurra che gorgogliava gentile…..Il patio era il cuore della casa, su di esso si affacciavano le altre stanze, come i petali intorno a un fiore…..Davanti al portico, un parco sconfinato.”
In questo luogo mitico, che la mamma ambasciatrice renderà uno splendido giardino fiorito, con l’aiuto di pochi fidati domestici, un cuoco bengalese, un vecchio giardiniere iraniano, una domestica filippina, il fedele autista Jafar, si svolge l’indimenticabile estate della piccola Chiara, che in quel luogo farà la sua vera iniziazione alla vita adulta. La paura della guerra, la forzata solitudine, i pochissimi incontri con altri bambini, la condizione di figlia privilegiata di un diplomatico, i rapporti quotidiani con i genitori e il fratello, le letture, alcune proibite, e finalmente la scoperta di sé, dei propri gusti, della difficoltà di conformarsi ai modelli imposti dal suo status serviranno a Chiara per diventare adulta e consapevole anche senza frequentare la scuola: alla ricerca di avventure nel magico giardino delle meraviglie la ragazzina incontrerà, ai confini della residenza, Massoud, un coetaneo con i sandali consumati, una maglietta stracciata, uno sguardo intenso… I due ragazzi dialogheranno con gli occhi, mangiando fichi dolcissimi e vegliando gattini appena nati: per Chiara il primo batticuore, il senso della trasgressione, il desiderio di scambio anche se una lingua comune non c’è.
Paolino imparerà a giocare a tennis e si attaccherà morbosamente ad un cucciolo, il cane Moretto. Chiara si misura invece con la diversità dei modelli di comportamento; le scarpe di cuoio bianche, la rigorosa educazione di tavola, il continuo dover confrontarsi con il dettato dei comportamenti borghesi aprono una falla nella psicologia della ragazzina: il padre amato ma lontano, troppo freddo e formale, la madre che da un lato vuole sostenere il marito e la sua missione diplomatica, ma dall’altro è insofferente quanto la figlia di regole troppo anguste peggiorate dal contesto politico (chador, capelli sempre coperti, nessuna autonomia, impossibilità di uscire dal recinto della residenza diplomatica) che mettono a dura prova anche l’adulta Elena. In questa difficoltà di coppia, nella distanza di vedute da parte dei genitori, Chiara si inserisce con la sua precoce sensibilità. Sarà la moglie dell’ambasciatore francese a fornirgli il libro di Romain Gary, che lei legge contro la volontà del padr, e che sarà l’inizio dell’amore per la lettura e per la scrittura: sui rotoli di carta rosa dei dispacci d’ambasciata i suoi primi esperimenti di scrittrice.

Tra politica, storia, lingue, popoli, guerra, lavoro, religione, Chiara Mezzalama riesce a vivere un’estate speciale e soprattutto con la sua scrittura profumata di gelsomini, odorosa di spezie, colorata del blu delle piastrelle della residenza incantata, riesce a trasmettere anche a noi quell’atmosfera sospesa che la incantò da adolescente e nei confronti della quale nutrirà sempre una profonda nostalgia.

“E così strano questo mestiere, essere dentro il cuore del paese senza poterci veramente essere. Scoprirlo, conoscerlo e doverlo lasciare…”

è questa la vera essenza del libro.

http://www.sololibri.net/Il-giardino-persiano-Chiara.html