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Savarese: sono gay e cattolico, la Chiesa mi accolga

Autore: Mirella Arniero
Testata: Corriere del Mezzogiorno
Data: 27 settembre 2015

È intenso e argomentato con lucidità e forza il nuovo libro di Eduardo Savarese. Magistrato e scrittore napoletano, dopo aver firmato due bei romanzi (l’ultimo è Le inutili vergogne, edizioni e/o), Savarese abbandona il terreno della pura narrativa e si lancia in un appassionato pamphlet, Lettera di un omosessuale alla Chiesa di Roma, sempre per lo stesso editore. Un libro in cui l’autore affronta un tema che gli sta a cuore e che aveva già anticipato nel romanzo: come conciliare l’omosessualità con il cattolicesimo. Savarese ci ragiona in termini teorici e politici, ripercorrendo però anche la propria vicenda personale e la sua profonda storia d’amore con Luca. «L’idea», racconta l’autore, «è nata parlando con Elisabetta Rasy che aveva fatto una lezione di scrittura a Napoli. Erano i giorni in cui si discuteva dell’esito del referendum irlandese, lei mi chiese cosa ne pensassi e poi mi invitò a scriverlo. Fu una spinta importante, perché da tempo mi ero rassegnato alla banalità della discussione sull’argomento».

Il libro risulta di grandissima attualità.

«Certo, il Papa sta cercando di esercitare una certa apertura su temi delicati. Poi c’è il dibattito legislativo in corso e su questo, in quanto giurista, temo pasticci».

Si può essere cattolici e gay?

«Credo che la sessualità sia indifferente a Dio. Ogni percorso di fede riguarda l’identità, la coscienza. Il resto è un problema culturale».

Nel libro si tocca anche il tema scottante dei preti omosessuali.

«L’omosessualità è una natura più complessa, fatta di ibridazione, di mescolanza di femminile e maschile. Per questo l’omosessuale ha una certa sensibilità ed è più predisposto al rapporto col divino. Sono tantissimi i sacerdoti più o meno visibilmente omosessuali. Chi è gay, oserei dire, ha una vocazione innata».

Gli ambienti cattolici come hanno accolto il libro?

«Con toni critici ma anche con una certa curiosità. Certo, c’è un timore enorme di portare alle estreme conseguenze alcune premesse».

A proposito di ufficialità: a Napoli c’è il registro delle coppie di fatto.

«Luca e io non abbiamo registrato la nostra unione, non serve a nulla. Ma riconosco che ha un certo valore simbolico».

Gli omosessuali sono ancora discriminati?

«Sì e c’è anche un’enorme confusione. Per esempio nelle scuole, con tutto il dibattito kafkiano sulle teorie di gender. Ma se ciascuno parla il proprio linguaggio e gli adulti non riescono a spiegarsi,come può un adolescente dare voce alle proprie ansie sull’argomento?».

Resta un rimpianto, anche per una coppia omosessuale felice: i figli. Savarese tocca anche questo argomento e nel libro scrive: «Ritorna una nota di melanconia negli occhi scuri di Luca quando incontriamo i bellissimi bambini nati dai tradizionalissimi matrimoni degli amici; in me, una forma di frustrazione, in me che non sono certo di voler essere padre, in me che sento ancora un residuo senso di colpa di essere come sono rispetto a mia madre e vorrei portarle in dono come un salvatore disceso dal cielo un bambino roseo da cullare».