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I dilemmi di Salvatore tra morti bianche e atavico fatalismo

Autore: Oliviero La Stella
Testata: il Messaggero
Data: 20 aprile 2009

Salvatore, il protagonista del romanzo In bilico sul mare di Anna Pavignano (e/o, 139 pagine, 14 euro), ha una vita «con un lato estivo e uno invernale, come i materassi». D’estate vive con la famiglia sulla sua isola, «uno sputo di terra in mezzo al mare». Possiede una barca bianca e azzurra con la quale porta in giro i turisti. In questo luogo del Sud d’Italia la vita è regolata dal mare e ciò contribuisce a una cultura permeata da un fatalismo atavico. «Nella mia famiglia – dice Salvatore – ci siamo sempre accontentati di essere ciò che siamo». D’inverno Salvatore lascia l’isola per lavorare nei cantieri edili del continente. E si misura con una cultrura assai diversa, dominata dall’ansia del profitto che porta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Qui il romanzo ci cala nell’attualità del lavoro nero, delle “morti bianche”, del razzismo. Salvatore sembra riuscire a navigare fra questi due mondi, pur essendo tutt’altro che impermeabile, finché nella sua esistenza non irrompe Jessica, ragazza genovese della media borghesia, con la quale vivrà una sofferta storia d’amore: perché lei appartiene appunto a quel mondo nel quale non ci si accontenta, anche al presso di sacrificare i sentimenti. E a questo punto Salvatore non riesce più a barcamenarsi, qualcosa si inceppa nella sua mente. E’ il conflitto fra queste due culture il cuore del bel libro di Anna Pavignano (nella foto di Salvatore Iorio) e la voce della protagonista ce lo racconta con un linguaggio leggero, creativo, ironico e al tempo stesso venato di melanconia.