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Un artista in Galleria

Autore: Marco Rossari
Testata: IL - Il sole 24 Ore
Data: 14 settembre 2016
URL: http://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2016/09/anteprima-rossari/?refresh_ce=1

Una delle cento vite di Nemesio. Pubblichiamo un estratto in anteprima dal nuovo romanzo di una delle firme di IL, in uscita per e/o.

Al caffè dove aveva appuntamento trovò il direttore dell’Accademia di Brera già seduto con aria vagamente irritata. «La puntualità non è il vostro forte…» gli fece. «Posso sapere che cosa vi ha trattenuto?». «Mio figlio…» si scusò Nemesio. «Sapete come sono gli artisti: temperamenti capricciosi». Il direttore ridacchiò e annuì soddisfatto, si asciugò la fronte con un fazzoletto e sorseggiò il bicchiere di gazzosa che aveva sul tavolo. «Desiderate ordinare qualcosa?» chiese un cameriere a Nemesio. «Una limonata, per favore». «È una giornata littoria di maestoso sole incandescente» commentò il direttore. «Già» rispose Nemesio. «Fa caldo». La limonata fu servita su un piattino e Nemesio buttò giù un lungo sorso per placare la sete di buonsenso. La galleria era un andirivieni di persone: gli assi incrociati di quel mirino urbano che rischiava di diventare Milano con l’approssimarsi della guerra. «Insomma…» venne al punto Nemesio. «Volevate parlarmi di qualcosa…». «Certo» rispose il direttore. «Innanzitutto ci tengo a precisare che seguo il vostro lavoro da tempo». «Vi ringrazio». «So che avete lavorato nell’ariana patria incorrotta e pura». «Prego?». «In Germania». «Oh, sì». «Anni di depravazione e di arte degenerata, dev’essere stata dura». Nemesio pensò all’attimo in cui quelle due gemelle polacche, dotate di capezzoli beffardi verso la stessa forza di gravità che aveva attratto ogni loro indumento a terra, si erano avvicinate al letto di ottone dove lui le attendeva e rispose: «Molto». «Immagino sia stato quello a farvi andare via di lì». Nemesio annuì, soprattutto per scacciare l’immagine delle gemelle. «Già». «Posso chiedervi per quale motivo avete scelto la Francia?». «Ho sbagliato treno». Il direttore rise. «Voi artisti, tutti uguali! Ma Parigi è pur sempre una meravigliosa città. Inoltre avete anticipato i passi del nostro glorioso Führer». «Già» mormorò Nemesio. «L’altro giorno sono andato al cinematografo e devo dire che la visione di un suo comizio mi ha rapito». «Ipnotico, non trovate?». «Eccome. E quel modo di battere i piedi…». «I tacchi!». «Esilarante!» rise Nemesio. «In che senso?» si rabbuiò il direttore. «Nel senso che… euforizza». «Nel senso che ci induce a pensare all’imminente sconfitta del complotto plutogiudaicomassonico?». «Ovviamente» lo rabbonì Nemesio. «Nel senso che ci induce a pensare». «Nel senso che riempie il cuore di rabbia profonda e gagliardo ardimento?». «Esatto! Nel senso che riempie il cuore di rabbia». Il direttore buttò giù un altro sorso di gazzosa. «Siete uno dei pochi artisti che non è andato in esilio per antifascismo, ma per istruirsi». Nemesio non smentì ma non confermò nemmeno. «Non a caso siete tornato. Però so che fino a qualche anno fa aderivate a un gruppuscolo di movimentisti in odore di sovversione…». «Alludete al Mmm?». «Mmm». «Mmm». «Devo ammettere che a studiare i rapporti sulle vostre riunioni emerge più un’ispirazione nichilista che una vera e propria idea politica, sicuramente dettata dagli studi del compianto professor Tanfi, uomo fedele al regime… Che brutto epilogo, tuttavia. Togliersi la vita non è da veri uomini». «I… rapporti sulle nostre riunioni?». «Non sapevate?» disse il direttore. «Avevamo un informatore». Nemesio rimase esterrefatto. Sapeva che a certi ritrovi era possibile trovarsi gomito a gomito con una spia e non a caso era tutto un intendersi per parole d’ordine, messaggi in codice, strizzate d’occhio. Grattini, a volte. Ma un informatore così addentro? L’uomo gli allungò un fascicolo. Nemesio lo aprì e trovò il rapporto n. 32566445/Xy, compilato dall’agente n. 99999999,75 dell’Ovra. L’oggetto diceva: “Rapporto intorno a una serata di ritrovo del Movimento Movimento Movimento riguardo al contenuto della Rivista Rivista Rivista, addì 12 marzo 1936”.

Recitava:

Debita premessa al rapporto n. 32566445, successivo al rapporto n. 32566444 e antecedente al rapporto n. 32566446, opera del vostro agente n. 99999999,75 in fattivo e operoso servizio per la gloriosa organizzazione fascista dell’Ovra, debita premessa dicevo è che per i considerevoli quantitativi di alcol ingeriti nel corso della serata l’agente non ha potuto essere presente a se stesso fino all’ultimo con la lucidità necessaria.

La serata si è avviata in modo sospetto. L’appuntamento era a casa del già menzionato Nemesio Viti, cfr. rapporto n. 1-32566444, e avveniva in seguito a una libagione all’Osteria Da me, cfr. rapporto n. 3-32566444, insieme al già menzionato Antonio Buttor, il quale la sera prima nel fissare l’appuntamento proferiva all’incirca le testuali parole: “Beviamoci una cosa io e te, Secco. Poi abbiamo quei mugugni di Tanfi da reggere e le frigne del figliastro di Nemesio. Inoltre volevo parlarti di una cosa”.

(...)