Non saprei spiegare il perché, ma mi erano bastate pochissime righe lette in quarta di copertina a convincermi che Le cento vite di Nemesio fosse il romanzo per me. Quanto sono felice di non essermi sbagliata! Cattura.PNG
Marco Rossari concorre, con questo libro edito da E/O, al Premio Strega 2017, e pur non essendo riuscita per svariati motivi a leggere tutti e 12 i candidati all’ambito premio, io spero che gli venga assegnato il primo posto. O che comunque gli venga riconosciuto un talento narrativo eccezionale.
Le cento vite di Nemesio, già dall’incipit, cattura: «Sono nato da uno sperma vecchio». Impossibile non essere attratti da un’affermazione simile. Lo dice Nemesio, o meglio Nemo, che è come ha scelto di farsi chiamare. Nemo è infatti nato da un padre – Nemesio il Vecchio – ormai settantenne, fatto questo che di per sé pare destabilizzare un giovane di cui scopriremo ossessioni e fissazioni.
Veniamo subito calati in un contesto preciso, siamo a Milano, è il 1999, sta per scoccare il fatidico centesimo compleanno del padre di Nemo, pittore di fama notevole nell’ambiente intellettuale, cui dedicheranno una mostra proprio per sigillare un secolo di successi. Capiamo con altrettanta velocità che il rapporto di Nemo con suo padre è pressoché inesistente, non si vedono ormai da anni, Nemo disapprova quella figura così imponente in tutto e per tutto, al punto che sceglie di dedicarsi a quanto più sia in antitesi rispetto al mestiere di suo padre: fare il guardiano in un museo, condurre una vita anonima, vivere con indifferenza e non appassionarsi a nulla.
Da manuale, la trama non può non prevedere una svolta, un fatto decisivo. Proprio durante la serata dedicata a Nemesio il Vecchio, quest’ultimo ha un malore e viene ricoverato d’urgenza in ospedale. Nemo è quasi costretto ad accorrervi, considerato che quell’uomo in coma è pur sempre suo padre. Il fatto, che di primo impatto rende Nemo di buonumore – finalmente può liberarsi di lui – innesca però, a livello inconscio, qualcosa che non può aspettarsi, che nemmeno il lettore può sospettare.
Inizia così un viaggio a ritroso nel tempo, a partire da quel 1899 in cui Nemesio venne messo al mondo. Rossari attinge ad un patrimonio potenzialmente infinito di riferimenti culturali e storici del nostro Paese (e non solo) per raccontare la storia fortunata (dipende dai punti di vista) di un uomo. Impossibile coglierli tutti, ma qualcuno spicca: Marinetti e il futurismo che aizza le masse che non lo comprendono, le due guerre, Hemingway e il suo amaro cinismo, i grandi artisti come Picasso, e molto altro.
Di notte, Nemo è Nemesio, è suo padre, ne rivive l’intera vita divisa tra un’Italia scialba, povera di entusiasmi, un’orgiastica Germania, una Parigi bohemien, e ancora Italia, guerra, amori, figli, scopate, arte, vita. Ogni notte corrisponde ad uno spaccato di quella lunghissima vita che appare giunta ormai al suo termine. Ogni giorno è un incubo ad occhi aperti, in cui lo sguardo di Nemo si fa sempre più allucinato: come può essere tutto così vivido, così reale? Davanti all’episodio conclusivo di quello spettacolo fantastico che è la vita, scatta in lui un inconscio desiderio di conoscere suo padre aldilà delle superficiali considerazioni fatte finora.
Rossari racconta queste fantasmagoriche avventure in maniera irriverente, ribalta i cliché dei ruoli, riscrive la storia, e la riscrive ancora, regalando un libro che ho amato in ogni suo aspetto. È esilarante, è il serio e il faceto allo stesso tempo, è edificante e dissacrante. E, come se tutto quello che vi ho già raccontato non bastasse, sfogliandolo troverete qualche regalino grafico che mi ha fatto sorridere e che vi piacerà di certo.
Voto: 5/5