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La sindrome di Stoccolma di chi lavora per i dittatori

Autore: Daria Galateria
Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 29 settembre 2017

Il principio, recente, breve romanzo dello scrittore corso Jérôme Ferrari (edito in Italia da e/o), ripensa la vicenda di Werner Heisenberg, il cui “principio d’indeterminazione” (è impossibile conoscere contemporaneamente posizione e velocità di una particella subatomica) ha fondato la fisica quantistica, e influenzato la cultura contemporanea. Nobel per la fisica nel 1932, Heisenberg scelse, mentre tanti suoi colleghi abbandonavano la Germania di Hitler, di restare.

Come Max Planck (il cui ultimo figlio Erwin sarà impiccato nel 1945 in seguito al fallito attentato a Hitler), ricordato da Ferrari mentre tremando d’umiliazione, cerca di fare il saluto nazista, ma il braccio gli ricade tre volte. Heisenberg procede nella creazione del reattore nucleare: ne boicotta l’uso militare? È quanto resta, per Ferrari, indeterminato, proprio come il principio di fisica formulato dallo scienziato. Il 3 luglio 1945, gli inglesi rinchiudono nel cottage di Farm Hill (imbottito di microfoni) Heisenberg e altri nove scienziati tedeschi coinvolti nel programma nucleare. Le trascrizioni delle intercettazioni (studiate da Ferrari) riportano il timore che i sovietici li rapiscano per assicurarsi la loro preziosa collaborazione. Soprattutto sono violente le reazioni alla notizia di Hiroshima. Gli scienziati tedeschi piangono: perché gli americani hanno impiegato le loro scoperte per un uso micidiale, o solo perché sono stati più veloci della Germania nel costruire la bomba atomica?