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Reincarnation blues: l’aldilà torna di moda, almeno nei libri

Autore: Dario De Marco
Testata: Esquire
Data: 17 gennaio 2018
URL: http://www.esquire.com/it/cultura/libri/a15173470/reincarnation-blues-aldila-moda-bardo/

La morte si appresta a vivere una nuova vita? L’aldilà sta tornando di moda? Se la letteratura fosse ancora in grado di indicare dei trend, diremmo di sì. E sarebbe un bene: perché la morte è la grande rimozione della nostra vita. Le società tradizionali affrontano la paura della fine con la consolazione delle religioni; che sono (anche) delle variazioni sul tema del dopo: paradisi eterni, reincarnazioni, fasi di passaggio… La nostra società, laica e disincantata, affronta la morte in altro modo: facendone un tabù. Ma il rimosso torna a galla quando meno ce lo aspettiamo, e non smette di tormentarci e inquietarci per tutta la vita.

Negli ultimi tempi si sono moltiplicati i romanzi ambientati nell’aldilà, in qualche aldilà. Solo per dirne un paio: l’arcinoto Lincoln nel Bardo, che ha portato George Saunders a vincere il Booker Prize; un viaggio tra anime sospese in una condizione intermedia. Ma anche La scomparsa di me di Gianluigi Ricuperati, il cui protagonista appena trapassato si risveglia ogni giorno all’interno di una delle persone che ha conosciuto in vita. In libri come questi il tema è trattato sempre con il filtro dell’ironia, con il distacco del postmoderno (e menomale); ma l’impressione è che l’aldilà sia qualcosa in più di un mero espediente letterario.

Portabandiera di tale tendenza letteraria potrebbe allora diventare questo Reincarnation blues, appena uscito per e/o nella traduzione di Gianluca Fondriest; l’autore, Michael Poore, è un insegnante dell’Indiana al suo secondo romanzo.

Courtesy e/o Il protagonista è Milo – o almeno così si chiama in molte incarnazioni – una delle anime più antiche dell’universo: nel corso di ottomila anni ha vissuto quasi diecimila vite. (Prima che passino di qua i razionalisti a sollevare obiezioni matematiche, lo dico subito: non ne capite proprio niente di aldilà: nell’eternità il tempo non esiste, tutto sta accadendo in questo momento.)

Lo schema è quello classico della dottrina della reincarnazione: si entra in un corpo, si vive la propria vita, si muore, nell’aldilà si capisce se si è migliorati o peggiorati, si riflette un po’, si sceglie in che forma tornare sulla terra. Finché si raggiunge l’illuminazione e si esce dal ciclo della rinascita che – anche se a noi poveri mortali non sembra – è una condanna. Poore inserisce però anche la possibilità di una sanzione negativa: se entro diecimila vite non ce l’hai fatta (diamine, ce la fanno tutti!) a entrare nella Superanima, entri invece una specie di buco nero, la sconfitta definitiva.

Ora, il problema è che Milo sta rischiando grosso: gli mancano 5 vite, e proprio non ne vuole sapere di usare la sua saggezza millenaria per progredire. Anzi, anche quando sembra acquistare punti – resistendo a vite piene di umiliazioni e sofferenza con spirito positivo e senza cedere alla rabbia – finisce poi per rovinare tutto, tipo suicidandosi (gravissimo).

Ma soprattutto Milo non vuole entrare nella Porta del Sole perché nell’aldilà – che è popolato di strambe figure divine – ha una storia d’amore con la bellissima Suzie. Che è il nome con cui si fa chiamare la Morte; o meglio, una delle entità che svolgono questa funzione. Beh insomma avete capito l’andazzo. Ma questa è solo metà della storia: l’altra parte, a capitoli più o meno alternati, si svolge al livello terreno. E racconta – a volte in poche righe, altre volte in lunghi capitoli – alcune delle vite di Milo. Nel passato, nel presente, nel futuro. Sicché questo secondo livello a sua volta si può suddividere in vari romanzi, in vari registri: lo storico, il realistico, il fantascientifico.

Ho detto romanzi e non racconti, e non a caso: le storie infatti hanno fili che sono collegati, soprattutto nella parte ambientata nel futuro (l’uomo colonizza lo spazio dopo che un asteroide ha fatto il suo dovere), e che andando avanti si stringono sempre più, fino a far emergere scenari coerenti lì dove prima si intravedevano solo bozzetti umoristici.

Poore ha tecnica e fantasia. Ma soprattutto diverte e si diverte: l’inventiva costante, la felicità di scrittura e di immaginazione rendono Reincarnation blues un libro godibilissimo. Più che il Saunders del Bardo, ricorda il Vonnegut meno tragico. O un altro scrittore americano, sottovalutato forse proprio a causa della sua capacità di trattare argomenti seri con tono scanzonato e fantasia immaginifica: quel Tom Robbins che con Uno zoo lungo la strada, Nuovo sesso: cowgirl, Natura morta con picchio e numerosi altri romanzi, ci ha regalato ore di lettura indimenticabili.

Reincarnation blues potrebbe piacere sia a chi cerca un compendio di filosofie orientali ma non si sente pronto per avvicinarsi ai testi sacri, sia a chi pensa che la fantascienza sia credibile solo se inserita in un contesto postmoderno. È lungo quasi 450 pagine ma vanno giù in fretta: in questa, o al limite nella prossima vita.