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Il diritto è morto nella Turchia della dittatura

Autore: Ahmet Altan
Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 1 maggio 2018

Vostro Onore, il misero surrogato di atto d’accusa presentato contro di me, privo non solo di intelligenza ma anche di rispetto per la legge, è troppo debole per sostenere il peso immenso della sentenza di ergastolo con applicazione delle relative aggravanti richiesta dal pubblico ministero, e non merita una difesa seria. Tuttavia, leggere le bugie sul mio conto riportate nell’atto d’accusa mi ha aiutato a comprendere meglio a quale massacro della legalità siano state sottoposte le migliaia di persone imprigionate a partire dal 15 luglio 2016. Dato che di certo non sono l’unico bersaglio di simili bugie, si può tranquillamente ipotizzare che tali falsi capi d’accusa abbiano cominciato a propagarsi come edera velenosa, strangolando l’intero potere giudiziario.

Analizzando passo dopo passo il documento vi mostrerò la terribile malattia contratta dalla giustizia. Non lo farò in base all’ingenua convinzione che oggi in Turchia esista un sistema giudiziario sensato e indipendente. Sono ben consapevole che viviamo in un’era di vergogna e tirannia, in cui i detenuti rilasciati dal tribunale vengono arrestati di nuovo non appena mettono piede fuori dall’aula, e sono altrettanto ben consapevole che io stesso, proprio mentre assisto al dispiegarsi dei suoi effetti, vengo messo sotto accusa da quella stessa tirannia che per mano degli avvocati ha intrapreso un massacro della legalità. Eppure credo nel proverbio latino secondo cui le leggi talvolta dormono, ma non muoiono mai. So che lo Stato di diritto è stato preso a fucilate, è ferito, sanguinante e ridotto in coma, ma alla fine guarirà e farà ritorno. I politici e gli avvocati attualmente al potere in Turchia forse pensano solo al presente e sono convinti, proprio come i generali del colpo di Stato del 28 febbraio 1997, che questo giorno durerà “mille anni”. Ma io so che il domani sta arrivando; arriva sempre. Perciò farò a pezzi quel cosiddetto atto d’accusa, quel testo privo di basi e fondamento, allo scopo di lasciare una testimonianza per i giorni in cui l’oppressione finirà e la legge farà ritorno. E ora veniamo a questa anomalia legale, questo cosiddetto atto d’accusa. Che cosa contiene il documento? A parte qualche mio articolo e un’unica apparizione in tv, l’imputazione di “golpismo” nei nostri riguardi si basa sulla seguente asserzione: si ritiene che noi conoscessimo gli uomini accusati di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo di stato. Sono convinto che un simile riassunto sembri ridicolo anche a voi, ma a eccezione dei miei articoli e dell’apparizione televisiva l’intera accusa poggia su questa bizzarra e comica affermazione. Si dice che alcuni individui avrebbero orchestrato il golpe... si dice che altri individui li conoscessero... e si dice che noi conoscessimo questi ultimi. Permettetemi di porvi una domanda: come può il fatto di “conoscere” qualcuno essere accettabile come prova di un crimine? Se conoscete un criminale, questo fa anche di voi dei criminali? Se il vostro vicino viene processato con l’accusa di essere un falsario, allora verrete processati anche voi, perché lo conoscevate? Non dovreste aver commesso voi stessi l’atto, o avervi partecipato, per poterne essere accusati, o ritenuti responsabili? Non è necessario produrre prove della vostra partecipazione a tale atto? Certo che lo è. Ebbene, esistono prove simili contro di noi? Naturalmente no. Questa è solo demagogia, basata su menzogne. Perfino l’assunto di partenza, che, se anche fosse vero, non rappresenterebbe la prova di un crimine, in realtà è falso. Vostro Onore, non c’è libertà di pensiero in questo Paese. Il fatto stesso che io mi trovi sotto processo in quest’aula ne è prova sufficiente. Oltre 160 giornalisti di ogni orientamento politico, di sinistra, curdi, liberal, kemalisti, nazionalisti, conservatori, oggi sono in prigione. Qual è la caratteristica che accomuna queste persone dalle idee così diverse? Sono tutti oppositori dell’Akp (il partito del presidente Erdogan, ndr). Questo semplice fatto è sufficiente a dimostrare in quali condizioni versino oggi nel nostro Paese la libertà d’espressione e lo Stato di diritto. Il pubblico ministero che sostiene che oggi in Turchia c’è libertà di pensiero ha inserito tre miei articoli all’interno del suo atto d’accusa per incolparmi di golpismo. C’è libertà di pensiero, ma gli articoli di giornale vengono equiparati ad atti di golpismo. È davvero splendida questa versione della libertà di pensiero! In un articolo dal titolo Paura assoluta ho affermato che Erdogan ha violato la Costituzione e ogni tipo di legge. Che è un dittatore che ha assunto il controllo del potere legislativo, esecutivo e giudiziario, e che la sua vita politica si sta avvicinando alla fine. Ecco ciò che ho scritto: “Credo che stiamo assistendo all’ultimo atto di un pessimo dramma. Abbiamo pagato un prezzo pesante ma è comunque bello sapere che presto sarà finita”. Sono pienamente d’accordo con me stesso. Erdogan ha violato la Costituzione dichiarandosi presidente de facto (con tutti i poteri conferiti a questa carica all’interno di un sistema presidenziale) e affermando di non riconoscere le sentenze della corte costituzionale. Ha anche parlato di riunire tutti i poteri in una sola mano. Un politico che riunisce tutti i poteri in una sola mano si chiama “dittatore”.

Il pubblico ministero sostiene che “criticare Erdogan è golpismo”. E a questo io rispondo: “No”. Criticare un politico non è golpismo. Erdogan è un politico: un politico che ha compiuto di gran lunga troppi errori negli ultimi cinque anni. È ovvio che venga criticato. A causa dei suoi errori politici il Paese sta crollando sotto i nostri occhi. Se non critichiamo questo, allora cosa dovremmo criticare? Il pubblico ministero non si sta comportando come tale. Si sta comportando come portavoce della censura. L’unico obiettivo di questo menzognero atto d’accusa, che non riesce a presentare uno straccio di prova, è spaventare il popolo e ridurlo al silenzio. In nessuna democrazia matura è possibile sbattere qualcuno in galera e processarlo in base ad accuse come queste. Vostro Onore, non ho fiducia nel nostro attuale sistema giudiziario, un sistema che arresta la gente senza motivo e la processa in base ad accuse menzognere. Perciò non ho neppure richieste da presentare. La sua sentenza non avrà niente a che fare con me. In un suo romanzo, John Fowles dice che tutti i giudici del mondo vengono giudicati in base alle loro decisioni. Ed è vero. Tutti i giudici vengono giudicati in base alle loro decisioni. Anche lei verrà giudicato in base alle sue. Pensi a come vorrà essere giudicato, a quale tipo di verdetto si augurerebbe di ricevere, a come vorrà essere ricordato, e poi giudichi di conseguenza. Perché è lei che verrà giudicato.

Questo testo è stato letto il 17 giugno 2017 a Siliviri (Istanbul). Ahmet Altan è stato condannato all’ergastolo il 16 febbraio 2018