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Lo scrittore Ahmet Altan scrive dal carcere: “In Turchia muore lo stato di diritto”

Autore: Tiberio Crivellaro
Testata: Altro giornale Marche
Data: 4 giugno 2018
URL: https://www.altrogiornalemarche.it/2018/06/lo-scrittore-ahmet-altan-scrive-dal-carcere-in-turchia-muore-lo-stato-di-diritto/

Ahmet Altan, giornalista e scrittore turco nel suo volumetto “Tre manifesti per la libertà” assieme alla dispensa “Ritratto dell’atto di accusa come pornografia giudiziaria” (E/O Edizioni) scrive dal carcere. Ingiustamente sta subendo un processo dove rischia il carcere a vita. Egli descrive in modo farsesco le false accuse di cui in modo più particolare evidenzierò più avanti. Infatti il 31 maggio scorso è stato condannato all’ergastolo. Descrive il sistema corrotto e violento che ha trascinato la Turchia ad essere un paese dove vige la dittatura.

Altan denuncia senza mezzi termini l’ingiustizia e l’illegalità mettendole espressamente in ridicolo: “Giudicherò, afferma, coloro che a sangue freddo hanno ucciso il sistema giudiziario consentendo non solo l’arresto di migliaia di cittadini innocenti, ma anche (da quel che ufficialmente sappiamo) il tiranno turchesco è il mandante dell’uccisione di oltre centomila persone, la cui colpa era di essere contro il regime di Erdogan, o di appartenere ad altre etnie”.

E così continua: “Non ho il potere di svelare in modo peculiare tutti gli omicidi sotto gli occhi del mondo intero. Ben si capisce, tuttavia, l’identità del mandante di tali stragi” Per questo delitto di massa, l’autore racconta, con chiarezza, la delittuosità. Importante: Il ricavato delle vendite di questo libro andrà, tolte le spese di produzione, all’autore.

La E/O Edizioni non tratterà alcun compenso dagli introiti. Il volume si apre con una lettera al dittatore turco. Intanto, in questi mesi, 51 premi Nobel hanno chiesto la sua scarcerazione e il ristabilimento dello Stato di Diritto in Turchia.

Leggeremo inoltre alcuni memoriali, in cui Altan, con efficace stile letterario mostra con dovizia tale dittatura. Verrà portato al banco degli imputati con l’intento di farlo condannare all’ergastolo.

Sentenze senza precedenti sono già state erogate contro altri giornalisti turchi. Ritengo vi sia della complicità se non responsabilità dell’Europa e della Nato che hanno fatto di Erdogan un cane da guardia per loro interesse, sia per il petrolio, sia per la vendita di armi. E sappiamo che la Siria, per conto di Erdogan controlla campi profughi ed opera uno sterminio non poi così “occulto”.

La Turchia è diventata il corridoio delle peggiori schifezze, tra vendite di armi e contrabbando di petrolio. Intanto altri 6 tra giornalisti e accademici, assieme ai fratelli Ahmet e Mehemet, e alla veterana reporter Nazli Ilicak sono accusati di rimuovere un ordine costituzionale (fascista) e a quel colpo di Stato fallito nel luglio del 2016, probabilmente orchestrato (per oscuri scopi) da Erdogan stesso.

Altan oggi non è l’unico scrittore in galera nei paesi ove feconda una dittatura; nell’America Latina, ad esempio.

Mi chiedo: l’Europa pensa di accogliere tra gli Stati membri anche la Turchia? Stato dove un dittatore permette e organizza tali crimini probabilmente, in modo più celato, anche con la complicità della Russia, sicuramente degli Stati Uniti. Verosimilmente dalla Gran Bretagna, e in parte Italia e Francia. Aggettivare tale situazione è assai difficile.

La Turchia di Erdogan va considerata come esecutrice tra le peggiori barbarie della così detta ”civiltà”. Erdogan oltre a comprare armi italiane fa della nostra nazione il campo profughi più grande di qualsiasi altro. Per il nostro governo è diventato un “business” che distribuisce manovalanza e che frutta oltremodo miliardi di euro in parte provenienti da Ankara, in parte dall’Europa, con la complicità soprattutto della Libia, Nigeria e altri paesi nordafricani.

Da tempo in Turchia vi è un via vai di carri armati che destabilizzano il paese, con milizie che neppure così tacitamente compiono massacri in combutta con i curdi siriani.

Nel frattempo Erdogan si arricchisce organizzando il transito di armi e petrolio diretti anche all’Isis sotto la regia degli Stati Uniti.

Ora veniamo al lapidario commento di Altan al Presidente del tribunale: “Vostro Onore, il vergognoso surrogato dell’atto d’accusa presentato contro di me, privo ahimè di intelligenza e di rispetto alla legge, è talmente debole da non sostenere il peso immenso della sentenza di ergastolo con le applicazioni aggravanti del Pubblico Ministero, che continuamente si è contradetto nell’accusarmi. Le sembra che tutto ciò meriti una seria difesa”? Inizia così la dispensa allegata al libro “Ritratto dell’atto d’accusa come pornografia giudiziaria” dello scrittore turco, 67 anni, scritto dalla cella del carcere di Silivri, rinchiuso da 17 mesi col fratello e la giornalista Nazli Ilack di 74 anni, assieme ad altri reporter.

A nulla è valsa la sentenza della Corte Costituzionale che aveva disposto la scarcerazione degli “imputati” perché sono stati lesi loro i diritti umani. E a nulla, ripeto, è valsa la mobilitazione internazionale, negli ultimi mesi, lanciata per la loro liberazione. Questo atto criminale decreta la morte dello stato di diritto in Turchia. Ora non ci saranno più “alibi, a tale sentenza che definirei “atlantica”, commenta Antonella Napoli, coordinatrice di Free Turkei Media. Sappiate che Altan e compagni sono accusati di aver inviato “messaggi subliminali” durante una trasmissione televisiva pochi giorni prima del così detto “Colpo di Stato” per favorirne la riuscita. Se non addirittura essere lui stesso il capo. Su questo si basa l’imputazione.

Afferma lapidario lo scrittore: negli atti di accusa, oltre a questo, secondo il Pubblico ministero, avrei, da vent’anni scritto numerosi articoli (in parte l’ho fatto) dove lo avrei più volte denunciato le nefandezze dei regimi turchi, ma su giornali liberi e non di partito o di regime.

Incredibile come quest’uomo abbia subito sinora almeno 380 processi. Il 31 maggio scorso è stato condannato all’ergastolo. Una crudele sentenza, quella del tribunale di Istambul. Un ergastolo aggravato anche per i sei giornalisti e accademici turchi tra cui il fratello Mehemet e la reporter di 74 anni Ilicak. Altan romanziere di indiscusso valore, sarà – come egli stesso accusa – da oggi l’unico scrittore in galera dell’intera Europa.