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Il Superstite, l’insostenibile peso della tragedia

Testata: Librosauri
Data: 9 luglio 2018
URL: http://www.librosauri.it/2018/07/09/158/

Una strage sanguinosa. Padre, madre e due figli uccisi senza pietà a colpi di pistola nel cuore della notte, nella loro casa. Non si tratta di “A sangue freddo” di Truman Capote, anche se le vicende si assomigliano. Ma nel caso del romanzo di Capote, primo libro di inchiesta giornalistica e pietra miliare della letteratura americana, la trama era vera e sconvolse l’America. Nel caso de “Il superstite”di Massimiliano Governi è l’espediente narrativo da cui inizia la storia raccontata in 132 (intensissime) pagine.

LA TRAMA– E’ il mese di agosto di un anno imprecisato quando Il Superstite, come ogni mattina, va dai genitori che abitano poco lontano da casa sua. Sono allevatori di polli, una famiglia semplice e medio borghese del produttivo Nord Italia. L’uomo è con la figlia, una bambina di pochi anni, quando si accorge che la villa ha ancora le imposte chiuse. Non è tipico della madre, è un dettaglio che lo insospettisce. Lascia la bimba fuori al cancello ed entra, impreparato alla terribile scoperta: i corpi di padre, madre, sorella e fratello- ciascuno in una stanza diversa- giacciono esanimi in un lago rosso di acqua e sangue. Una visione che cambierà per sempre la sua vita e quella di chi gli è accanto. Alla soluzione del caso si arriva in poche pagine, i due assassini sono nomadi slavi e si nascondono in Serbia. Vengono rintracciati due mesi dopo: uno si uccide, l’altro viene catturato e va sotto processo. Rischia la pena capitale, sarà processato dalle autorità serbe. Ma per Il Superstite non c’è ancora pace, né giustizia. La strage dei suoi familiari lo ha fatto piombare in una cupa angoscia, una malinconia che sfiora il male di vivere, che contagia ogni cosa. Decide di trasferirsi nella villetta degli orrori, come per rivivere l’eccidio dei suoi. Moglie e figlia lo seguono, ma per poco. La donna decide di trasferirsi negli Stati Uniti con la bambina per allontanarsi da quell’insana routine nella casa della strage, aspettando per anni che il marito la segua. Ma Il Superstite sembra avere una missione: non il processo, né la condanna o l’esecuzione dell’assassino della sua famiglia. Qualcosa di incomprensibile ai più. In questa sua lunga odissea ha un solo compagno, un giornalista (l’unico che ha scritto il vero ed ha saputo leggerne il cuore), con il quale vive un intreccio di destini e che lo accompagna nei due viaggi verso la Serbia. Uno per la giustizia, l’altro per la verità.

RECENSIONE– Un consiglio: leggete questo libro ascoltando “Il fantasma di Tom Joad” di Bruce Springsteen. Tutto l’album. E’ stata la colonna sonora dell’autore, scrive lui stesso nei ringraziamenti. Ed effettivamente quelle sonorità incontrano perfettamente il testo. Un testo intenso, un racconto misurato di una storia dilaniante, dai risvolti angosciosi. Lo stile di Governi è sobrio, non indugia in dettagli né in lirismi: una scelta che contribuisce a rendere questo romanzo una esperienza con i propri sentimenti. Come avremmo reagito noi ad un fatto così crudele? Ci saremmo lasciati sopraffare dalla sete di giustizia, dalla voglia di vendetta? Avremmo voltato pagina e ripreso a vivere? Domande che mi sono posta durante la lettura, pensando anche a protagonisti della cronaca reale che hanno subito repentini e tragici cambi di sorte dopo un dramma simile. Il Superstite non impazzisce, eppure sembra perdere il contatto con la vita reale. Oppure è il più sano di tutti perché ha subito un lutto troppo grave per una vita semplice e lineare come la sua, e non ha fatto finta di continuare ad essere lo stesso.