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«Il paese scavato nella roccia sarà un disco e una serie tv»

Autore: Alessandro Bientinesi
Testata: Il Tirreno
Data: 31 agosto 2018

Raccontare un borgo millenario, scavato nella roccia dell’entroterra maremamno. Il nome, di fantasia, è Le Case. Nella realtà quel borgo è Roccatederighi. Un luogo e la sua comunità che Sacha Naspini, scrittore nato a Grosseto, conosce bene. E raccontato nel romanzo best seller “Le Case del malcontento” (edizioni e/o). La notizia è che il romanzo diventerà presto una serie tv e anche un intero disco con ogni canzone che racconterà dettagli e sfumature dei personaggi raccontati dallo scrittore grossetano.

Perché un borgo toscano e i suoi personaggi hanno suscitato tanto interesse?

Il romanzo è un libro corale. Ogni personaggio è ben definito, ha la sua storia, la sua “casa” della quale lentamente mostra anche le stanze più buie e nascoste. E l’intreccio delle storie dei personaggi che si intrecciano con il ritorno al paese di Samuele Radi, cresciuto nel cuore di quel borgo e poi fuggito per poi farne ritorno, si prestano molto al racconto televisivo.

Si vocifera di una vera e propria asta tra case di produzioni internazionali per acquisire i diritti.

Vero, c’è stato un grandissimo interesse. Alla fine, anche se non posso fare ancora il nome, ho scelto la casa di produzione che a mio avviso racconterà al meglio quelle che sono le corde e le sfumature più importanti del libro.

Parteciperà anche al lavoro di scrittura della sceneggiatura?

Sì, stiamo già iniziando a scrivere. Il progetto è di produrre una prima stagione di dodici puntate da 50 minuti che si chiamerà come il libro, “Le Case del malcontento”. Ancora non sappiamo chi distribuirà il prodotto finale, ma i presupposti per un progetto di livello internazionale ci sono tutti.

Si aspettava un interesse così forte per la sua storia?

Quando scrivo i miei romanzi mi concentro solo sulla scrittura. Ma scrittura e cinema sono mondi che si possono contaminare in maniera virtuosa. Credo che uno degli elementi positivi sia stato il fatto di non aver scelto di scrivere il libro evitando stratagemmi linguistici e inclinazioni vernacolari o dialettali. Il romanzo è scritto in italiano fermo. Quindi, pur descrivendo un borgo maremmano, l’idea del progetto che è alla base del romanzo può essere capito in Italia e all’estero. Ha un messaggio universale.

La Maremma, la sua terra, i suoi personaggi e la sua storia sono presenti eccome.

Mi piaceva l’idea di provare a trasferire la maremmanità dalle immagini, dai luoghi e dai dialoghi senza utilizzare il dialetto. Ma Roccatederighi è fondamentale. Le Case, il nome del borgo nel libro, è come se fosse un incoscio collettivo. Ogni personaggio rappresenta un simbolo. Ha un suolo ruolo importante e ben definito. Il tutto all’interno delle mura millenarie.

Non solo serie tv, “Le case del malcontento” sta per trasformarsi in un disco. Come nasce il progetto?

I tanti personaggi del romanzo si trasformeranno ognuno in una canzone. Ce ne sono già quattro pronte, una si chiama “La cartomante”. E insieme diventeranno un disco. Non posso ancora dire di più, ma anche questa contaminazione mi riempe di orgoglio.

Che rapporto ha con il suo essere “maremmano del mondo”?

Paradossalmente mi accorgo di essere maremmano quando sono lontano dalla mia terra madre. Anche se noi maremmani malediciamo molto le nostre origini. Un contrasto continuo che credo abbia suscitato molto interesse, alla base del successo del romanzo. —