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“Il superstite” di Massimilano Governi (edizioni e/o, collana assolo)

Autore: Marilù Oliva
Testata: Libro guerriero
Data: 12 settembre 2018
URL: https://libroguerriero.wordpress.com/2018/09/12/il-superstite-di-massimilano-governi-edizioni-e-o-collana-assolo/

Dopo un paio d’ore ho finito e non sapevo cosa pensare. Poteva essere la mia storia, ma anche quella di un altro. Quell’uomo aggredito e invaso dalla cancellazione della sua famiglia, ero io eppure non lo ero. Tutto sembrava vero e falso allo stesso tempo. Ma forse è così che si scrivono i libri. Forse è così che accade la realtà.

Cosa si prova quando viene sterminata la tua famiglia? Il nulla che si dispiega nel cuore, il vuoto attorno, l’aggrapparsi disperato alla verità sono raccontati con esemplare immediatezza da Massimiliano Governi in questo libro di 137 pagine: eppure qui, nella quintessenza di una vicenda che è in primis interiore, viene detto tutto ciò che occorre.

Il superstite è un allevatore di polli sopravvissuto alla strage che ha ucciso il padre, la madre, la sorella e il fratello. Un fatto di cronaca avvenuto circa trent’anni fa, cui l’autore ha dichiarato di essersi ispirato. È il protagonista a scoprire i cadaveri, mentre si reca insieme alla figlioletta nella casa dei propri cari – casa che poi erediterà. Così si trova a dover fare i conti con quel che resta dell’esistenza e a osservare meccanismi inspiegabili. L’assassino viene processato nel suo paese di origine, in Serbia: là si reca il Superstite, assieme a un giornalista che ha seguito il caso fin dall’inizio e che risulterà, anche verso il finale, spalla e aiutante in grado, solo talvolta, di decriptare l’oscuro svolgersi degli eventi. Poi c’è una moglie distante, che si allontana geograficamente, portandosi via la figlia: il tentativo di ricongiungersi ad esse è un altro tassello significativo di ciò che le nostre speranze possono (o non possono) regalarci.

Una favola nera dove gli archetipi non sono più soltanto il caos e la giustizia, che vengono proiettati in dimensioni ulteriori, ma il dolore, la colpa umana, la scarnificazione di sentimenti trascinati dalla corrente del male.

Con uno stile che ha saputo rendere in prima persona la semplicità dell’umile protagonista pur senza rinunciare alla profondità e alla complessità della storia, Governi ha dimostrato, tra le altre cose, il pregio di saper rendere in maniera impalpabile ma vividissima la condizione intricata e di non-sense della vita. Un romanzo perfetto come incastri narrativi e bilanciamento degli equilibri, uno di quei libri che, quando si arriva all’ultima pagina, costringono a fermarsi un attimo e a riflettere.