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Orrore a Singapore

Autore: Francesco Pacifico
Testata: La Repubblica - Robinson
Data: 16 settembre 2018

Il Pontianak è "il fantasma di un bambino nato prima della nascita o durante il parto, che assume le sembianze di una splendida donna". È materiale perfetto per un horror di serie z da girare a Singapore nel 1978: genere internazionale, sapore locale. Szu, la figlia dell'attrice, racconta: "Nel migliore (e unico) ruolo della sua carriera mia madre, indossando protesi da due soldi, interpreta una ragazza di nome Ponti, gobba e affetta da una deformazione congenita, che stringe un patto con un bomoh per diventare bella". Il cielo di Singapore, l'horror inventato da Sharlene Teo per ancorare le storie delle sue tre protagoniste, l'attrice Amira, sua figlia Szu e Circe, amica di Szu, allude alla complessità del rapporto fra la megalopoli del Sudest asiatico - un'isola modernizzata col pugno di ferro in pochi decenni di indipendenza - e il sistema economico occidentale. Circe, a quarant'anni, visita le "boutique che profumano come le casalinghe sposate con i nouveaux riches, le tai tai che sanno di camicette fresche di bucato, spuma per capelli e tre spruzzi di Chanel N° 5 sulla pelle viziata ma non amata a sufficienza".

Il romanzo (edizioni e/o, traduzione di Aurelia Di Meo) intreccia le tre storie andando avanti e indietro nel tempo. Nella parte di Circe, datata 2020, vediamo Singapore dai suoi occhi di quarantenne, social media manager del lancio del remake di Ponti!, primo film della serie. La parte dedicata a Szu è ambientata nel 2003 e durante l'adolescenza, periodo nel quale perde la madre e litiga con Circe. Ad Amira, invece, Teo dedica i capitoli che hanno il compito di riassumere la storia del Paese dall'indipendenza in poi attraverso gli occhi di chi cerca fortuna in città venendo dalla campagna, lasciandoci vedere l'isola tropicale nuda e cruda: "Stava finalmente calando il buio. L'interruttore del cielo funzionava sempre così: una luce assurda per tutto il giorno, nessun passaggio armonioso, poi blu e marroni acquosi e rarefatti quando arrivava la notte e gli insetti volanti sbucavano dai nascondigli. Amisa attraversò la foresta a passi lenti e misurati. Sui rami sopra di lei le scimmie la fissavano e chiacchieravano, ma si tenevano a distanza". Le tre storie si intrecciano unite da dolori quasi incomunicabili. Szu vede sua madre sullo schermo e la sente più intima: "Da vicino, il suo volto è dolce e indifeso. Sembra una persona con cui potrei andare d'accordo, una ragazza piena di angosce e affetto ... ". Ma nonostante il talento e il virtuosismo impiegati nelle numerose divagazioni dalla trama essenziale, per governare la storia dell'adolescente Szu Sharlene Teo si serve dei tropi del racconto televisivo della scuola americana, con le ragazze popolari, i San Valentino, la scoperta dei Velvet Underground per le studentesse alternative; in modo analogo, interpreta le nevrosi professionali di Circe quarantenne attraverso le atmosfere riconoscibili dei vari Il diavolo veste Prada e Sex and the City: modelli spiazzanti per un romanzo letterario, che a volte paiono più subiti che impiegati.

Questi riferimenti culturali gettano luce su una questione importante per il romanzo contemporaneo. L'inglese in cui è scritto Il cielo di Singapore è spesso quello della koinè dei prodotti di intrattenimento e divulgazione e del linguaggio dei social. Lo si capisce anche leggendo la versione italiana grazie al lavoro della traduttrice Aurelia Di Meo, che reinterpreta elegantemente i manierismi dell'inglese. Se quella koinè può adattarsi mimeticamente a certi aspetti della storia ("mi limito ad atteggiare il viso in una specie di sorriso", "Ultimamente ho capito che lo faccio spesso: mi blocco e resto immobile perché guidare i miei pensieri verso qualcosa di tollerabile richiede troppa energia"), si ha la sensazione di non riuscire ad arrivare a capire in cosa consista la specificità di Singapore. Nei punti in cui accade il contrario, invece, questo romanzo mette grande curiosità: "Per trasformare il tuorlo normale in un uovo centenario bisogna immergere il guscio ancora intero in una salamoia di idrossido di calcio e carbonato di sodio, e poi avvolgerlo nella pellicola percento giorni". Il passato, ma anche il presente: "La speaker della radio è una giovane donna dalla voce compiaciuta e melliflua: Oggi è stato registrato un Indice standard di inquinamento di 164. Si raccomanda alla popolazione di restare in casa poiché si tratta di una misurazione insalubre. Se dovete uscire, siete pregati di indossare una mascherina chirurgica". La natura, con la buganvillea "in fiore, petali bianchi e rosa arricciati dall'afa, fradici di pioggia, e il frangipani perde foglie tutto l'anno", contrapposta ali' educazione paramilitare della scuola: "Nella nebbia scorgo due bandiere appese all'asta. Al mattino di solito due rappresentanti degli studenti le issano con solennità seguendo i fiati dell'inno nazionale che gracchia dagli altoparlanti Noi, cittadini di Singapore ... ". Il romanzo vive tra queste due forze: il bisogno di raccontare il proprio mondo e quello di proporre un prodotto internazionale facilmente assimilabile. La prima cosa, soprattutto, è quella che vale davvero la pena