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Malcontento lui

Autore: Maria Antonietta Schiavina
Testata: Nuovo Consumo
Data: 1 dicembre 2018

Autore di racconti e romanzi, tra cui L'ingrato (2006), I sassi (2007), I Cariolanti (2009), Le nostre assenze (2012), Il gran diavolo (2014), Sacha Naspini, classe 1976, grossetano, parla così del suo ultimo libro, Le Case del malcontento (Edizioni E/O), che diventerà presto anche una serie TV: «Volevo immortalare l'indole della terra da cui vengo, la Maremma toscana, mettendo in scena una sorta di inconscio collettivo. Ho voluto raccontare il piccolo per dire il grande, nel tentativo di toccare temi universali».

Quale ama di più tra i generi narrativi in cui si è cimentato?

«Il racconto che affonda nei fatti dell'essere umano. Gli espedienti per mettere le mani là dentro sono infiniti e spesso tratto le contaminazioni di genere come strumenti per andare dove voglio andare. Di sicuro ho una propensione per la zona scura, imperfetta, in cui si può trovare tanta luce.

A quali scrittori si ispira?

«Tra i miei amori: Fenoglio, Fante, Kristof, Tabucchi, King, Palahniuk... Ma è impossibile rispondere a questa domanda. Cambierebbe di ora in ora.

Il suo ultimo romanzo diventerà una serie tv e anche un disco. Se l'aspettava?

«Vedere una grossa casa di produzione acquistare i diritti del libro - saltando a piè pari la zona d'opzione - è stato un lampo inaspettato. Ora è una fase delicata, in cui è bene mantenere una certa discrezione sui dettagli. Sono comunque coinvolto nella scrittura delle sceneggiature. Sarà bello assistere a questa trasformazione del libro.

Quanto al disco?

«Un'altra sorpresa. Il progetto è stato subito abbracciato da musicisti e cantanti di livello nazionale. Faccio un nome: nel disco ci sono tre canzoni con i testi di Dario Voltolini... La lista è pronta: quindici canzoni, ogni canzone un personaggio del romanzo, una visita delle "Case" nell'espansione delle parole in musica. Stanno per cominciare gli arrangiamenti e un grosso nome è in arrivo.

Parliamo di Sacha Naspini lettore. Librerie vecchia maniera, centri commerciali oppure on line per i suoi acquisti da leggere?

«Librerie. Hanno un fascino insuperabile, i luoghi in cui si formano le coscienze. E poi cercano di resistere, nonostante la crisi e un meccanismo imprenditoriale per niente facile. I librai oggi hanno il sapore degli eroi: affacciati sul mondo e in continua lotta con i giganti».

Che ruolo possono avere i libri nella formazione dei ragazzi?

«Possono essere bussole importanti, specie durante l'adolescenza, quando l'identità ha ancora contorni sfumati».

Ora il Sacha consumatore: spende in libri, svago o look?

«Nel look direi proprio di no. Il minimo necessario per non andare in giro nudo. In questo periodo storico è una lotta: non compro vestiti o altri oggetti con scritte o marchi in evidenza, ma per trovare qualcosa di anonimo c'è da impazzire. I soldi li spendo in libri, ovvio. Nei viaggi. Mi piace anche la tecnologia. E il vino».