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Gli scomparsi di Chiardiluna, un ritorno nel mondo dell’Attraversaspecchi. Ancora appunti

Testata: Le connessioni
Data: 8 gennaio 2019
URL: https://nontemerenatasha.wordpress.com/2019/01/08/gli-scomparsi-di-chiardiluna-un-ritorno-nel-mondo-dellattraversaspecchi-ancora-appunti/

Sono stata molto contenta di poter leggere il secondo volume de L’Attraversaspecchi, Gli Scomparsi di Chiardiluna, prima che dimenticassi del tutto quanto avvenuto nel primo libro (per una volta che sono interessata a proseguire con una serie, il mio default di memoria sarebbe stato letale). In ogni caso il secondo volume contiene un breve riassunto del primo volume e anche una graziosa mappa dei personaggi (mappa, perché non è importante solo sapere chi è e cosa fa un personaggio, ma anche da dove viene, e nello specifico da quale clan e da quale spirito di famiglia).

Per scrivere questi appunti mi sono andata a rileggere anche quelli sul volume precedente per vedere quante cose erano cambiate, non solo nel libro ma anche nelle mie opinioni sulla serie in generale.

Dove eravamo rimasti.

Per Ofelia è tempo di presentarsi ufficialmente come fidanzata di Thorn, intendente delle finanze del governo e ultimo discendente maschio (bastardo) del clan dei Draghi, alla corte dello spirito di famiglia del Polo Faruk. Rimanere nascosta a Chiardiluna era stata un’impresa rischiosa, ma forse non tanto rischiosa quanto lo è cercare di navigare la corte in pubblico, sotto gli occhi di tanti nemici e soprattutto sotto gli occhi di Faruk, che per quanto smemorato sembra avere un’attenzione particolare per Ofelia, forse per le sue sembianze, forse per le cose che dice, forse per i suoi poteri di lettrice di oggetti. Proprio come Artemide, lo spirito di famiglia dell’Arca da cui proviene Ofelia, infatti, anche Faruk possiede un Libro che nessuno riesce a leggere, ed è qui che le doti di Ofelia diventano incredibilmente interessanti. O forse incredibilmente pericolose…

Insomma, cosa ho pensato de Gli scomparsi di Chiardiluna?

Si legge in un soffio. Volevo centellinare le pagine di questo secondo volume per usarlo come palliativo per le altre letture in corso, più impegnative e pesanti, ma non ce l’ho fatta: in due giorni ho divorato tutto il volume. Questo è dovuto principalmente a due fattori: Christelle Dabos è di nuovo in grado di creare un intreccio appassionante, e il suo stile rimane trasparente rispetto la storia che racconta.

Intreccio. La cosa che ho più apprezzato di questo romanzo è che è fondato in una trama mystery che contribuisce in modo significativo alla trama orizzontale, ed entra a fuoco piano piano, organicamente. I secondi volumi sono brutte bestie (uno dei motivi per cui raramente continuo le serie) perché devono continuare la storia senza però sembrare delle semplici continuazioni, e spesso questo porta alla creazione di trame collaterali che fanno da mero riempimento. In Chiardiluna invece abbiamo la possibilità di dire che tutto quello che succede è importante per la storia di Ofelia, qualunque essa sia: perché proprio Ofelia, in ogni caso?

Stile. Lo stile è più disteso rispetto al primo volume, ma ricade spesso (ancora) nell’uso di cliché. Queste sono cose che soffro più del lettore medio, e non ci posso fare niente, tuttavia presto appunto diventa trasparente, e sicuramente aiuta una lettura veloce. A parte questo, tuttavia, Dabos sicuramente riesce a creare, con gli strumenti che possiede, delle immagini distintive dai toni variegati che rimangono impresse. Si pensi, per esempio, all’immagine di Faruk sempre coperta dai corpi delle sue favorite, dal lieve tono umoristico ma certo modo anche un poco terrificante.

La coerenza di Ofelia. Già il primo volume era stato peculiare per il modo in cui la protagonista viene descritta e mostrata in modo coerente, nella sua riservatezza e nella sua testardaggine, ma soprattutto nel modo in cui nonostante una certa impulsività la natura anticonformista del personaggio si accompagna all’intelligenza di passi cauti e misurati – come sopravvivere in un mondo avverso a tutto quello che vuole per sé altrimenti? Questo di nuovo non significa che ogni passo è il passo giusto (o non ci sarebbe una storia), ma non dover fermarsi a gridare alla protagonista “omg che decisione _stupida_, che caspita stai facendo???” è sicuramente un aiuto nella lettura, per me, oggi. Non è solo in contrasto con esempi negativi che il personaggio affascina e convince. La coerenza per Ofelia è in effetti uno dei temi di questo libro, e il modo in cui le sue sua azioni e le sue scelte cambiano all’interno del libro danno un senso a quello che è al centro di questo personaggio.

Biondo era e alto. Una delle cose che rimangono da un passato di fandom, per Christelle, sono le continue descrizioni di quanto è alto e biondo Thorn (sebbene, attenzione, non biondo quanto Faruk). Scherzi a parte, Thorn rimane un personaggio fondamentale in questo libro, per quanto presente nella storia ancora nel suo modo defilato (in molti sensi). Le sue azioni e le sue intenzioni quindi ci rimangono per lo più nascoste… fino a un certo punto.

Lo status quo non ci piace. La cosa buona di questi romanzi è che non la tirano troppo per le lunghe, sanno che delle svolte devono arrivare. In particolare, non sono solo le vite di Ofelia e Thorn a mutare faccia, ma anche quella dei personaggi che gli sono accanto, a prescindere dal tipo di legame. Alcuni sviluppi ahimè ricadono in quello che ci si aspetta da una serie, ma altri, soprattutto quelli dei personaggi secondari, risultano assai interessanti.

Occasione mancata! Una delle cose che avrei voluto vedere meglio sviluppata è il rapporto dei personaggi con le storie. Le storie traboccano da questo volume, strutturano il libro e hanno importanza fondamentale, nel loro uso, anche nella trama, ma il modo in cui vengono effettivamente impiegate mi ha lasciato vagamente insoddisfatta, sebbene ci sia sicuramente almeno un punto forte a loro favore. Parlare di storie nelle storie non è una cosa semplice, per quanto sia un’idea molto popolare nei prodotti di intrattenimento. Confido che la serie possa darmi di più nei prossimi volumi, ma per ora questa è stata una occasione mancata.

Retaggio. Oltre alle storie, uno dei temi toccati, a livello di serie, è quello della memoria: si pensi ai Libri che non possono essere letti, all’appartenenza di Thorn al clan degli storiografi, a tutta la sottotrama dei clan decaduti. Memoria non solo in quanto ricordo di fatti accaduti, ma memoria anche come retaggio di una famiglia, di un clan, di una società intera come di un individuo verso il suo discendente. La negazione di questo retaggio. In questo senso ho trovato un lavoro molto interessante soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi e dei contrasti che risultano dai loro diversi background: il personaggio di Faruk risplende soprattutto nel momento in cui si può considerare il rapporto che ha con la sua stessa storia, così come per Ofelia è fondante la trasmissione di conoscenze e di valori, poi condivisione, da parte dello zio. Ho molte aspettative da questo punto di vista, penso sia un tema che possa davvero trainare la serie a vette inattese, anche molto vicine a noi in qualche modo.

Una storia più grande della storia di Ofelia (o forse no). La storia prende una dimensione altra in questo volume, nel modo in cui si ricostruisce per quanto possibile la cosmogonia del mondo delle Arche, il mondo della Lacerazione. Naturalmente, non tutto è come sembra, e mi aspetto che la storia si sviluppi nel senso di indagare in profondità la questione più che in semplice ampiezza: visiteremo qualche altra Arca, prima o poi, certamente, ma sono troppe perché ognuna possa avere la nostra attenzione, quando noi invece vogliamo andare al cuore del problema. Soprattutto, sarà interessante vedere come la storia di Ofelia e quella di Thorn sono intrecciate alla storia del mondo che abitano. Si vedono molte cose qui, come Dabos è stata influenzata da Queste Oscure Materie, come è interessata alle storie sotterranee di complotti, potere e di libero arbitrio all’interno di sistemi sociali complessi, ma anche come infonde la sua, di storia, di un immaginario al limite del fantastico, che non è esattamente steampunk o fantasy vittoriano – io direi che siamo sulla soglia del barkeriano, qui! -, un immaginario che meraviglia e che a tratti rassicura e a tratti inquieta. Spero di poter leggere il terzo libro molto presto.

Il libro esce il 9 gennaio 2019 per Edizioni E/O di nuovo con traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca.