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Un incantesimo trasforma il fantasy in romanzo di formazione (femminista)

Autore: Stefania Vitulli
Testata: Il Giornale
Data: 1 febbraio 2019

Ci sono pochi generi in cui gli editori credono come potenziali campioni di vendita. Uno di questi è il fantasy. Ci sono altrettanto pochi generi, tuttavia, che stanno cambiando come il fantasy: se risultava facile fino a J.R.R. Tolkien, C.S. Lewis o Terry Brooks comprenderne codici e target, dopo Harry Potter il genere ha trovato i suoi eletti, ovvero quella fascia di lettori che il marketing chiama young adult. E si è votato a consegnare loro storie di formazione. È il fantasy che negli ultimi vent’anni si è candidato a Bildungsroman per il mondo occidentale, con il tacito consenso dello show business, che trasforma le saghe in seriali cinema o tv, e di genitori e insegnanti. Per sedurre la generazione Y e Z, il genere letterario si è ibridato: con la distopia, la favola, il fumetto, la fantascienza, le battaglie di genere, l’attivismo sociale e politico.

Lo dimostrano le ultime uscite in libreria e le ultime eroine. Prima fra tutte l’Ofelia della Saga degli Attraversaspecchi di Christelle Dabos pluripremiata dalla critica e da 200mila copie vendute solo in Francia di cui è arrivato da poco il secondo volume di quattro, Gli scomparsi di Chiardiluna (E/O, pagg. 560, euro 16, trad. di Alberto Testasecca). Ofelia odia il nobile Thorn, eppure sarebbe costretta a sposarlo, se non fosse per le sue abilità di lettrice sulla gelida arca del Polo al servizio del sire Faruk l’enorme spirito di famiglia del tutto privo di memoria che confida in lei per decifrare il Libro, criptico volume il cui codice ha causato nei secoli la pazzia di chi ha cercato di comprenderlo. Un fantasy la cui ambientazione, con i richiami ancien régime, permette riferimenti politici e sociali a chiave, magie che non hanno più il beato sapore di spade e draghi anni ’80, ma quello succulento dei primi posti in classifica portati da Philip Pullman e J.K. Rowling, vicende la cui primadonna discendente dell’Alice di Lewis Carroll potrebbe far parte delle «ragazze arrabbiate». (...)