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Recensione: La vendetta del perdono, di Eric-Emmanuel Schmitt

Autore: Davide Dotto
Testata: Gli scrittori della porta accanto
Data: 30 aprile 2019

La vendetta del perdono di Eric-Emmanuel Schmitt (E/O). Quattro racconti peculiari sul filo di corrispondenze e richiami reciproci: il perdono può giungere inatteso, scuotere e lasciare il segno in chi lo elargisce e in chi lo riceve. Quand'è che si perdona? Chi merita di essere perdonato? Chi, invece, non lo merita affatto? Quale ne è lo scopo? Chi può chiederlo? Si può pretendere, rifiutare? Se sì, in che modo? È giusto perdonarsi, qualche volta? Una cosa è certa. Il perdono può giungere inatteso, tale da scuotere e lasciare il segno in chi lo elargisce e in chi lo riceve. Di racconto in racconto e di contesto in contesto, il tema è declinato nei suoi aspetti più inediti. La vendetta del perdono di Eric-Emmanuel Schmitt è lungi dal rappresentare un prontuario di circostanze e comportamenti sempre validi. Il perdono, cioè, non risponde ad automatismi, è un atto profondamente intimo e personale, allacciato alla singolarità della situazione e al significato che le si attribuisce. Non va dato per scontato, nemmeno in ambito famigliare.

Ne Le sorelle Barbarin gli scenari appaiono assai differenti o addirittura asimmetrici. Da una parte si perdona il prossimo congiunto per l’affetto connaturato al legame (nel corso dei decenni Lily non cesserà di voler bene alla sorella Mosetta, né di giustificarla) dall’altra è difficile perdonare chi non si ama, specialmente laddove al sentimento fraterno, si anteponga un'istintiva e snervante rivalità (Mosetta rifiuta di perdonare a Lily non tanto un’azione malvagia, ma la benevolenza e la dedizione che, per natura e per indole, non sarà mai in grado di ricambiare). Alla lunga, il perdono ricevuto assume la forma di un torto di cui vendicarsi, di una persecuzione da cui liberarsi.

In Madamina Butterfly, nel ricalcare a tratti l’archetipo dietro l'opera di Puccini, vi è invece una risposta diversa. L'amore e il perdono giungono da una creatura ingenua e incolta quanto si vuole, ma tanto assoluti nel loro porsi da non lasciare indifferenti.

Ne La vendetta del perdono, che dà il titolo alla raccolta, il perdono viene offerto a chi – per le mostruosità commesse – non potrà accoglierlo finché non avvenga una trasformazione, un risveglio. E possa, la vittima, finalmente, consumare la più perfetta delle vendette. Infine il quarto, Disegnami un albero: un aviatore ha servito la Germania di Hitler senza sposarne l’ideologia e i principi. Ciò che è avvenuto in passato non sembra riguardarlo affatto. Scusanti e discolpe lo tengono al riparo da rimorsi e tormenti. Tuttavia in lui ha luogo un risveglio che gli consente – e a un certo punto gli impone – di riconsiderare il senso delle azioni suo malgrado compiute nei cieli d’Europa durante l’ultimo conflitto mondiale. Pur nella loro peculiarità, ciascun racconto, sul filo di corrispondenze e richiami reciproci, riprende un aspetto di quello che precede, approfondendo (o ribaltando) principi, motivazioni, conseguenze, conclusioni.