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Perdersi è il meglio che possa accadere, una rocambolesca avventura francese

Autore: Erika Pomella
Testata: Movietele
Data: 27 giugno 2019

Ha appena debuttato in libreria grazie a Edizioni E/O il nuovo romanzo di Alain Gillot, di cui la casa editrice aveva già pubblicato il romanzo precedente, Una scacchiera nel cervello. Perfetto libro da portare con sé in riva al mare o nel rifugio rinfrescante di una montagna Perdersi è il meglio che possa accadere è un romanzo on the road sui generis, che attraversa la Francia e le sue contraddizioni, lasciandone però intatto il fascino senza tempo, questo anche grazie a personaggi che hanno la forza di irretire irrimediabilmente lo spettatore, per la loro verve quasi tragicomica, che nasconde traumi non indifferenti, senza però riuscire a minare il loro andare incontro alla vita a briglie sciolte.

Antoine è un consulente sceneggiatore: il che vuol dire che non scrive una sceneggiatura ex-novo, ma arriva a sistemare le sceneggiature che non funzionano, che presentano problemi o che semplicemente non riscontrano più il favore di produttori esausti. Guadagna bene per lavorare poco. È un uomo che vive con spensieratezza, che non vede l'utilità di prendere sul personale le cose e che nella vita cerca, come lui stesso racconta, la ricreazione. Il suo rapporto con Cécile, quando il libro inizia, sembra pronto a prendere una brutta china quando l'uomo si scontra con l'innata ambizione della compagna, una giornalista di cinema che sogna di scalare le vette. Per questo la richiesta di spostarsi da Parigi per intervenire alla lavorazione di un film arriva nel momento propizio. Antoine arriva in Costa Azzurra e fa il suo lavoro: accorcia e sistema la sceneggiatura di una pellicola già oltre il budget. Così facendo, però, taglia il ruolo di Emma, giovane attrice che ha biosgno del monte-ore per poter accedere poi alla disoccupazione. Ed è Emma che irrompe nella vita dell'uomo, presentandosi sul campo di tennis dove Antoine sta giocando e lasciandogli in pegno un bello schiaffo sulla guancia, prima di partire in quarta e andarsene, come se niente fosse. Ma qualcosa in Emma, misto al suo senso di colpa, costringeranno Antoine a seguirla e ad offrire un passaggio fino a Bordeaux, la belle au bois dormant, dove Emma è diretta. Antoine non può neanche immaginare che un passaggio in Jaguard offerto solo per lavarsi la coscienza si trasformerà in un viaggio rocambolesco lungo il profilo di una Francia tremendamente affascinante. Né l'uomo può avere idea di quello che l'aspetta, tra inseguimenti, tentativi di furti, incidenti, messeinscena e confessioni fatte all'ombra della luna.

Perdersi è il meglio che possa accadere ad una prima occhiata distratta si potrebbe presentare come una storia d'amore avvolta dalle atmosfere tipiche delle affabulazioni di stampo francese, con una strizzata d'occhio magari a Un'ottima annata; ma in realtà dietro l'incontro di un uomo di più di quarantanni con una ragazza tanto più giovane di lui si nascondono tantissimi altri temi e argomenti. E, di colpo, perdersi nelle pagine di questo romanzo diventa davvero il meglio che possa accadere, come se Alain Gillot avesse voluto - col titolo del suo romanzo - dare un suggerimento anche al lettore. Lasciarsi andare e guidare dalle pagine, lasciare che ogni svolta rappresentasse una sorpresa e insieme un divertimento. Perché è questa la sensazione che si ha leggendo il libro: tutto avviene in fretta, ma non in modo superficiale. E il risultato è una lettura che non appesantisce mai, che non cade vittima dei cambi di ritmo e dell'alternanza piatta tra stili e generi. È in realtà fresco, divertente e affascinante nel suo ricorrere a volte a soluzioni surreali, ma non per questo assurde.

Il romanzo mette in scena due personaggi che si mostrano al mondo forti, quasi ineluttabili, impossibilitati a farsi scalfire da alcunché. Ma man mano che la storia avanza e la loro vicinanza si fa quasi pericolosa, Emma e Antoine cominciano a confessarsi: non solo l'uno con l'altra, ma anche e soprattutto con se stessi, riconoscendosi fragilità che nascono da famiglie colme di problemi, di malattie, di angoli oscuri. A venire a galla sono allora due personaggi precari e che proprio nella loro precarietà si riconoscono e si prendono per mano, come due bambini che decidono di affrontare insieme l'arrivo di una tempesta. Ad Alain Gillot bastano poche righe, di volta in volta, per tratteggiare con precisione i percorsi di Antoine ed Emma, le motivazioni che si celano dietro le loro decisioni e anche i desideri a cui non riescono sempre a dare un nome. E mentre questo percorso di assimilazione e costruzione di identità avviene, Emma e Antoine sono circondati da personaggi più o meno secondari, caratterizzati da un tic, da un'ossessione, da un disturbo... da qualcosa, cioè, che li rende umani e macchiettistici allo stesso tempo e coopera a rendere il romanzo anche un vero e proprio teatro dell'assurdo umano.