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Perdersi è il meglio che possa accadere – Alain Gillot

Autore: Andrea Labanca
Testata: Esteticamente
Data: 16 luglio 2019
URL: https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/disordine/perdersi-e-il-meglio-che-possa-accadere-alain-gillot/80120/

Perdersi è il meglio che possa accadere di Alain Gillot. La Jaguar, l’orologio, le partite di tennis, la certezza di un lavoro ben pagato sono le sicurezze a cui un uomo di quarant’anni guarda come simbolo di serenità, scoprire che invece sono il “tappo” per non far scoppiare qualcos’altro può essere difficile da accettare.

Perdersi è il meglio che possa accadere di Alain Gillot La sicurezza è un soprattutto un concetto mentale, ormai lo abbiamo scoperto. Perdersi è il meglio che possa accadere, dietro ad una storia bella e coinvolgente, nasconde proprio questo tema: su cosa stiamo costruendo la nostra certezza? Dove riponiamo la sicurezza che ci permette di campare in santa pace?

Siamo a Parigi, un sicario della parola si gode la certezza della sua capacità clinica di intervenire sulle sceneggiature altrui, aggiustando e tagliando ruoli, frasi, intenzioni. È un autore? Non non è un autore, preferisce definirsi appunto un killer, un cecchino. Individua nei testi altrui i meccanismi che non funzionano e con un solo colpo di tastiera fa il miracolo. Lavoro senza responsabilità, senza conseguenze e soprattutto molto ben pagato.

I soldi sono la chiave per accedere ad una importante passione del nostro Antoine “tagliatore di testi”: le macchine. In particolare la sua Jaguar, un bolide che lo trasporta in giro per la Francia evitandogli di entrare in contatto con il mondo degli aeroporti e delle stazioni ferroviarie. Una vita tranquilla direbbe qualcuno: assenza di rischi, assenza di grandi emozioni. Naturalmente il discorso vale anche per l’amore e quindi anche per la relazione con la giornalista arrivista Cécile.

Ad ognuno la propria sicurezza Qualcosa cambia in Costa Azzurra (che fortuna che accadano proprio lì le cose): un’attrice “tagliata” da Antoine si ribella, decidendo di schiaffeggiare il ricco e cinico professionista. Emma, la schiaffeggiatrice, farà il gesto per estremo bisogno di raggiungere il monte ore che gli permetterà di accedere alla disoccupazione dei lavoratori dello spettacolo prevista del governo francese. Ognuno appunto cerca la propria sicurezza in qualcosa che magari agli occhi degli altri appare molto piccolo.

Questo scontro, provocherà in Antonine uno scombussolamento di tutti i valori e le verità che si era costruito, a costo della perdita di qualunque cosa sia materiale che spirituale.

Un romanzo ben costruito e ben immaginato che piacerà agli uomini ancor più che alle donne, grazie ad una scrittura asciutta, spesso cinica e molto calcolata. La Jaguar, l’orologio, le partite di tennis, la certezza di un lavoro molto ben pagato sono di solito le sicurezze a cui un uomo di quarant’anni guarda come simbolo di serenità, scoprire che invece sono il “tappo” per non far scoppiare qualcos’altro può essere difficile da accettare.

Lo scarto dai binari Il titolo originale del libro in francese è La meilleure chose qui puisse arriver à un homme, c’est de se perdre, adattato, immagino, per un pubblico più eterogeneo; anche la copertina italiana dà proprio l’idea di qualcosa che accade (sottolineato infatti dal titolo italiano) ad un uomo che viaggia lungo i propri binari. Non un scelta coraggiosa quella del protagonista, ma appunto un imprevisto, qualcosa che era sfuggito al calcolo.

Alain Gillot, giornalista sportivo in primis, professione che sicuramente lo ancora alla scrittura sobria eppure ricca di particolari, riesce a costruire un personaggio che indaga psicoanaliticamente il proprio passato e il proprio presente in modo semplice e sincero, senza ricorrere agli stilemi del romanzo di genere dove gli aggettivi e i sospiri spesso si moltiplicano senza particolari motivi.

La crisi dei quarant’anni può sì essere provocata da una sindrome di Peter Pan, ma forse, in alcuni casi come per Antoine, ci può essere qualcosa di più profondo, un conto in sospeso con l’infanzia o la propria famiglia. Gillot è attento a non cadere nell’altro stereotipo di genere in cui l’annoiato professionista trova la passione sessuale e questo lo acceca e travolge nel distruggere la propria vita. La passione c’è ma mai consumata, mai prepotente, Emma sconvolgerà la vita di Antoine mostrandogli un sistema di valori e di verità differente, che fa i conti col dolore e con l’attrito della crosta terrestre.