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Il senso di Kant per la libertà

Autore: Ilaria Zaffino
Testata: Robinson - La Repubblica
Data: 24 settembre 2017

"Desiderare un vestito rosso è un atroce peccato quando si sa, fin da piccole, di essere nate per indossarne uno nero, per indossare abiti cche nascondono alla perfezione tutto il corpo, che nascondono il nero dei capelli, che arrivano fino a nascondere ciò che esprime il nero degli occhi". Lo sa bene Aminata, giovane musulmana che vive a Parigi, nel multietnico quartiere di Belleville, segregata in casa (o quasi) dal marito, e che per tutto il libro impariamo a conoscere semplicemente come "la donna".

Eppure, a trentatré anni, davanti alla vetrina di una boutique, accompagnando la figlia a scuola, per la prima volta avverte "il desiderio, un qualcosa di dimenticato in lei... Un desiderio ridicolo, colpevole per il fatto stesso di esistere".

Nella sua vita fatta di silenzio e solitudine, varcare la soglia di quella boutique è già un nuovo inizio. Ma sarà l'incontro con Kant, scoperto per caso tra le pagine di un libro lasciato da uno sconosciuto sullo zerbino ("un nome magico, duro e gutturale, ripetuto novantanove volte sgranando il rosario e col passare dei giorni diventato un amico fedele"), a darle il coraggio di osare ("sapere aude", abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza, sono infatti le parole del filosofo che più faranno breccia nella sua testa) e di intraprendere il suo viaggio personale verso l'emancipazione e quella libertà, che "non va nascosta in un armadio".

Lamia Berrada-Berca, madre francese e padre marocchino, racconta in una favola moderna - ricca di citazioni dotte sull'uguaglianza e la lotta contro le superstizioni e il fanatismo religioso, riportate con cura in appendice, da Montesquieu a Voltaire, da Molière allo stesso Kant - il potere (ancora) salvifico della cultura.